Esteri

“Ehi, lì c’è uno armato”. Trump e i dubbi sui servizi segreti: “Erano preparati?”

La clamorosa testimonianza di un uomo: “Lo abbiamo visto strisciare sul tetto. Abbiamo informato la polizia. Ma…”. Cosa è successo davvero?

trump

L’episodio di violenza che ha visto protagonista Donald Trump durante un suo comizio in Pennsylvania ha scatenato una serie di dibattiti e preoccupazioni sull’efficacia delle misure di sicurezza dedicate agli ex presidenti degli Stati Uniti. Un individuo, in seguito identificato come Thomas Matthew Crooks, ha violato con preoccupante facilità i protocolli di sicurezza, posizionandosi in un punto strategico per colpire, causando un’ondata di critiche verso il Secret Service e le forze di polizia per il mancato intervento preventivo.

La reazione alla falla di sicurezza non si è fatta attendere, con figure pubbliche come Elon Musk che hanno apertamente criticato la gestione della sicurezza, sollevando dubbi sulla competenza e sull’eventuale sottovalutazione dei rischi da parte dei responsabili. L’evento tragico, per molti, avrebbe potuto essere evitato se fossero stati ascoltati gli avvisi di alcuni partecipanti al comizio, che avevano segnalato la presenza di un uomo armato di fucile su un tetto adiacente, una posizione che garantiva una chiara visuale sul palco.

Ex membri dell’FBI hanno espresso il proprio stupore per quello che sembra essere stato un grave errore di valutazione, sottolineando come fosse impensabile non sorvegliare un punto così esposto e potenzialmente pericoloso. Le loro dichiarazioni hanno alimentato il dibattito pubblico sulla necessità di rivedere radicalmente le procedure di sicurezza, ampliando i perimetri di sicurezza e prestando maggior attenzione alla scelta dei luoghi destinati agli eventi pubblici. Il tetto su cui si trovava il corpo dell’attentatore era solo a 150 metri dal palco di Trump, una distanza da cui le reclute americane si esercitano a colpire una sagoma umana con l’M-16, di cui l’Ar-15 trovato in mano all’attentatore è la versione civile semiautomatica.

Le indagini condotte dall’FBI hanno confermato chi fosse l’aggressore, ma hanno lasciato irrisolte diverse questioni, inclusa quella se Crooks agisse da solo o avesse dei complici. È stato altresì chiarito che non erano state fatte richieste specifiche per un incremento delle misure di sicurezza da parte del team di Trump prima dell’evento, aggiungendo ulteriori domande sull’efficacia e sulla preparazione dei servizi preposti alla protezione.

Nonostante alcune segnalazioni di testimoni, riportate dalla Bbc e dal New York Post, indicassero la presenza di un individuo armato su un tetto poco prima degli spar, queste non sono state inizialmente prese in seria considerazione dalla polizia. Tali testimonianze, ora parte integrante dell’inchiesta, sollevano dubbi significativi riguardo alla prontezza e alla competenza delle forze dell’ordine nel gestire situazioni di emergenza. “Ho detto agli agenti dei Servizi segreti che c’era un uomo armato di fucile sul tetto ma loro hanno continuato a guardare noi senza fare niente, ha detto un testimone. “Stavamo facendo una festa e quando abbiamo sentito parlare Trump siamo usciti e ci siamo avvicinati al campo, vicino agli alberi. Non potevamo vederlo ma sentire sì”. La sua testimonianza è sconvolgente: “A un certo punto – ha aggiunto – abbiamo notato un tipo che stava strisciando su un tetto, armato di fucile, era a una cinquantina di metri da noi. Abbiamo guardato con attenzione quel tipo, si vedeva chiaramente che aveva un fucile. La polizia era tutta attorno e noi abbiamo detto: ehi, lì c’è uno armato di fucile, ma loro hanno reagito tipo ‘cosa sta succedendo?’ e non hanno fatto nulla, hanno guardato me, mentre io continuavo a dire ‘guardare quello sul tetto'”.

Nessuno, però, ha informato gli agenti all’interno a protezione dell’ex presidente. “Ho pensato – ha continuato il testimone – perché Trump continua a parlare? Perché non lo hanno portato via dal palco? Io intanto ho continuato a fissare quel tipo sul tetto, l’ho fatto per tipo due-tre minuti, mentre i Servizi segreti guardavano noi. E a un certo punto ho sentito cinque colpi”.

Iscrivi al canale whatsapp di nicolaporro.it
la grande bugia verde

SEDUTE SATIRICHE

www.nicolaporro.it vorrebbe inviarti notifiche push per tenerti aggiornato sugli ultimi articoli