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Elezioni, oggi dovete scegliere: più sussidi o meno tasse

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Fate finta che ci sia una torta sul tavolo che debba sfamare dei commensali. La torta è sufficientemente grande da permettere a tutti di avere una porzione sufficiente per sopravvivere. Ci sarà chi avrà una fetta piccola, ma comunque, lavorando e mettendo a frutto i suoi talenti, potrà sperare che la fetta un domani sia più grande. Importante è, a che ciò si verifichi, che una parte almeno di coloro che hanno avuto una grande fetta ne utilizzi una quota per mettere su qualche impresa. In questo modo, egli aumenterà la grandezza della sua fetta, e contemporaneamente, le possibilità di tutti non solo di sfamarsi ma anche di sostenere un buon tenore di vita. Certo, se le fette fossero tutte uguali, sarebbe tutto apparentemente più “giusto”. Ma di parvenza appunto trattasi. Infatti, verrebbe con ciò meno da parte di tutti l’incentivo a migliorarsi. Con la conseguenza che le fette da dividere, pur restano uguali le une alle altre, diventino sempre più piccole, fino a non consentire a nessuno neppure la mera sopravvivenza. Partiti con l’esigenza di aiutare i poveri, si finirebbe così per aumentarne il numero e crearne di nuovi.

Che è ciò che sta accadendo in Italia ormai da qualche lustro e che segna la parabola dell’inesorabile declino del nostro Paese. Per arrestarlo, e per sperare che presto si possa tornare a crescere, non resta che invertire la rotta finora seguita: assicurare certo a tutti una fetta di torta per vivere (dandogliela direttamente come Stato se ci si trova di fronte a qualcuno che si trova in condizioni di disabilità o anzianità), ma anche far sì che le altre fette della torta siano di diseguaglianze grandezza (in proporzione ai meriti e alla fortuna di ognuno) e che qualcuno ne abbia una così grande da potere almeno in parte rimetterla in circolo.

In soldoni, il dilemma è se continuare ancora con la logica dei sussidi e dei “redditi di cittadinanza” farlocchi e ad ampio raggio, oppure detassare una parte quanto più possibile grande delle ricchezze onestamente conseguite e soprattutto quelle reinvestire? È lungo questo crinale che si gioca il futuro del Paese. Ed è questa, semplificando, la posta in gioca nella partita che oggi vede in campo la sinistra di Conte e di Letta, contro il centrodestra che aspira a governare legittimamente l’Italia. Da una parte, quindi i bonus, salari minimi, e appunto un esteso “reddito di cittadinanza”; dall’altra, potenziamento dei servizi alla persona e ai poveri e disabili ma anche flat tax, incentivi alle imprese che investono e assumono, rottamazione delle cartelle esattoriali che rischiano di mandare sul lastrico milioni di persone.

E, soprattutto, una politica aggressiva sull’energia che si proponga, da un lato, di venire incontro in modo consistente a chi deve pagare bollette insostenibili, e, dall’altro, di mettere in campo quelle azioni che permetterebbero di far superare in un tempo ragionevole la crisi energetica che ha investito il Paese. Occorre, in altre parole, abbandonare gli ideologismi e non dire no preconcetti alle centrali nucleari, alle trivellazioni, ai rigassificatori. In questo orizzonte, che tocca direttamente la carne viva del Paese e le sue prospettive future, pensate che ai cittadini possa interessare più di tanto, e non suoni irreale metterla sempre al centro, la questione dei diritti del fluid gender, quello dello ius scholae o quella di una “transizione ecologica” impostata in modo tale da rischiare seriamente di raggiungere un esito contrario a quel che si propone, e che comunque fatta in questo modo, ci impoverirebbe tutti e ci consegnerebbe nelle mani della Cina e di altre autocrazie?

Quanto ai i richiami al “pericolo fascista” e allo Stato di diritto da parte di forze politiche che mostrano ancora non pochi tratti illiberali e autoritari, essa è sembrata talmente assurda che a un certo punto è stato annacquata o messa da parte dagli stessi partiti che se ne erano fatti banditori. Non così dai giornali di area e dall’intellettualità media che gira attorno ai partiti di sinistra lucrandone da sempre prebende e onori, spesso immeritati. Oggi, per fortuna, a votare saranno gli italiani. E la loro sentenza sarà, si spera, inappellabile.

Corrado Ocone, 25 settembre 2022