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Elezioni, perché sbaglia chi non vuole votare

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Da molti anni in Italia è presente un sentimento di odio verso la politica che spesso si traduce nella rinuncia al voto da parte di una grossa parte della popolazione, convinta forse che tale azione possa in un certo senso “punire” o “delegittimare” tutti gli esponenti politici ritenuti sempre colpevoli di errori o interessi personali, rispetto al benessere della collettività. In realtà, questo tipo di atteggiamento danneggia esclusivamente i cittadini, perché quello che realmente erode l’idea dell’antipolitica è la democrazia ed ora vedremo le motivazioni.

Cittadino parte della società

Uno dei primi studiosi del pensiero politico fu il filosofo greco Aristotele, il quale, sostenendo la natura essenzialmente politica dell’uomo, (ζῷον πολιτικόν, zoon politicon, animale politico) affermava che questi, inevitabilmente, fosse destinato a vivere una vita politica, solidale con gli altri esseri umani; se così non fosse, sosteneva Aristotele, l’uomo stesso si troverebbe a essere o una belva, fuori dal consorzio umano, o un dio che nella sua onnipotenza non ha bisogno degli altri. La politica è ineliminabile dalla vita dell’uomo: come Aristotele diceva che chi afferma l’inutilità della filosofia la può sostenere solo argomentando filosoficamente così si potrebbe dire che colui che proclama la sua contrarietà alla politica, fa necessariamente politica.

Il rischio di non votare

L’antipolitica altro non è che il rifiuto della politica di colui che lascia volontariamente il compito di governare agli altri: egli si occuperà invece delle sue faccende per vivere nel miglior modo possibile. Sarà comunque coinvolto dalla politica ma egli si manterrà sempre nella cerchia esterna della cittadella del potere. «Tanto non cambia nulla, tanto vale pensare a se stessi».

L’antipolitica italiana dunque nasce da due combinazioni:

  • La svogliatezza di voler studiare, leggere ed informarsi con grande frequenza, cercando di comprendere le complesse dinamiche del potere, partecipando anche attivamente con idee personali alla vita sociale e politica.
  • Una reazione dovuta alla delusione delle aspettative ed alle promesse spesso mancate o realizzate male o parzialmente da parte di chi è alla guida del Paese in un determinato periodo storico.

L’antipolitica dovuta alla delusione appartiene a colui che nel corso del tempo è rimasto disorientato ed appunto deluso dalla politica così come finora è stata esercitata e che giudica ormai fallimentare: decide erroneamente quindi di allontanarsene definitivamente chiudendosi nella sfera del suo privato. Ma è proprio qui che scatta quella trappola che attraverso la non partecipazione al voto, apre la strada ad una maggiore accentramento del potere in maniera naturale, perché di fatto, diventano sempre meno i personaggi coinvolti nella “politica attiva”. Quello che ho potuto personalmente osservare nel comportamento delle masse, è la continua spinta verso l’omologazione a “frasi fatte” e “slogan”, dove il contenuto ed il vero pensiero sia “individuale che politico” è praticamente svuotato di ogni senso e, questo tipo di atteggiamento spesso si configura in quei tipi di sistemi dell’”antipolitica acritica” di cui fa parte colui che contesta tutto ciò che viene dalla politica ma non propone nulla per il cambiamento. In ogni atto politico evidenzia solo gli aspetti negativi e considera ininfluenti quelli positivi, che spesso neppure vede. Il mondo politico così com’è non gli sta bene ma in fondo non sa neppure lui quello che vuole.

Desidero concludere questo mio articolo con un invito piuttosto che una riflessione. Andate a votare, meditate sulle proposte dei diversi partiti e movimenti, ma partecipate poi costantemente alla vita politica attraverso nuove proposte, idee per costruire attivamente una società basata sul benessere diffuso.