Nel bailamme provocato dalle condizioni fisiche e mentali del Presidente e candidato a succedere a se stesso Joe Biden, mille le proposte portate avanti da politici, analisti, giornalisti, opinionisti di fede democratica come da fiancheggiatori purchessia. Indurre Biden a dimettersi lasciando la carica a Kamala Harris o fare in modo che porti a termine il mandato in corso annunciando però di rinunciare ad una eventuale Nomination le più razionali (perentoriamente rifiutate).
Considerato poi che l’attuale Vice non gode di particolare consenso e che non pochi dubitino sia in un futuro quadriennio il miglior sostituto possibile di un Biden comunque obbligato ad uscire di scena, si fa largo l’idea semplicemente di sostituire nel ticket da proporre il 5 novembre agli elettori il secondo nome. In luogo di Kamala Harris, il Governatore di questo o quello Stato, il Senatore tale, il Rappresentante X… La assolutamente non disposta Michelle Obama.
Ed ecco che per collegamento e suggestione, un cosiddetto “esperto” tira fuori per la bisogna il nome nientemeno di Barak Obama. Storicamente, è accaduto che si pensasse (si era in casa repubblicana) alla possibilità di collocare in un ticket un ex Presidente. Nel 1980, allorquando, prima di optare per George Herbert Bush quale Running Mate, Ronald Reagan aveva ipotizzato di chiedere a Gerald Ford di affiancarlo. La faccenda era costituzionalmente praticabile perché Ford era stato a White House non in quanto eletto personalmente (aveva sostituito il dimissionario Richard Nixon dopo essere subentrato al Vice Spiro Agnew) e per di più addirittura meno di un mandato.
Nel caso “Barak Obama numero due”, invece, assolutamente no perché il disposto del Ventiduesimo Emendamento lo impedisce. Essendo ovviamente possibile che il Vice succeda al titolare, al candidato vicario si richiede non solo di avere i classici requisiti richiesti dalla Carta, anche di rispettare appunto il citato disposto e cioè di non essere stato già eletto due volte Presidente. Così non fosse, la norma sarebbe aggirata e, nel caso, Barak Obama potrebbe esercitare un dal 1951 incostituzionale terzo mandato.
Mauro della Porta Raffo
Presidente onorario della Fondazione Italia USA