“L’assenza è presenza”, titola La Repubblica a proposito di Elly Schlein. Ma a volte anche la presenza, laddove ci fosse, potrebbe coincidere con il nulla, cioè con un’assenza. Stefano Cappellini, importante editorialista di La Repubblica, arriva secondo nel porre questioni esistenziali alla sinistra. Già, perché dopo la celebre battuta di Nanni Moretti nel film Ecce Bombo, che fa dire a lui – intellettuale di sinistra – “Ma mi si nota di più se vengo e me ne sto in disparte o se non vengo per niente”, ecco ora una giustificazione dell’assenza della segretaria del Pd dal dibattito pubblico.
L’assenza è presenza, dice Cappellini, che con una arrampicata sui vetri pazzesca, prova a giustificare il silenzio della Schlein. Dice: “Non è che non sa cosa dire, è che evolutamente non lo dice”. Ci vuole pazienza, insomma, ma anche quella di Cappellini sembra arrivata agli sgoccioli. “Alcune scelte fondamentali”, scrive infatti, “non possono però più essere lasciate in sospeso”.
Quello che però Repubblica non dice è che la Schlein tace, perché sa che come apre bocca su qualsiasi tema dentro il suo partito, scoppierebbe un giorno l’altro il Vietnam. E allora addio luna di miele, addio progetto di ricostruzione unitario. In questo, a proposito di problemi esistenziali, ci viene in mente un’altra massima, ben più nota e autorevole delle prime due, editale Amleto, copyright William Shakespeare. Essere o non essere, questo è il dilemma. Cioè, continuare a vivere solo per paura che dopo la morte si troverà qualche cosa di peggio del vivere.
Ecco, probabilmente la Schlein tace per paura che se parlerà sarà peggio per lei. La cosa probabilmente non è neppure una brutta idea, perché fino a che non dice cosa pensa sulla guerra in Ucraina, sul termovalorizzatori di Roma e sull’utero in affitto, solo per fare tre esempi della cronaca di questi giorni, gli elettori di sinistra staranno lì, certi che al dunque dirà la cosa che si aspettano. Ma essendo quegli stessi elettori divisi su tutti e tra i temi, quando quel dunque arriverà, metà di loro resterà deluso e mollerà la neo-segretaria al suo destino.
Parafrasando quindi una celebre frase di Benito Mussolini sugli italiani, verrebbe da dire che fare il segretario del Pd non è difficile, è sostanzialmente inutile. Come del resto, dimostra la brutta fine che hanno fatto gli ultimi dieci, i dieci predecessori della Schlein che sono rimasti in carica poco più di un anno a testa.