Elogio della “ghigliottina digitale”

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È sempre importante riconoscere i propri errori e correggerli. In un precedente articolo  avevamo sottovalutato la volontà di potenza del popolo dei social, vedendo nella perdita di qualche follower della signora Chiara Ferragni per il caso pandoro un semplice incidente di poco conto. Ci eravamo sbagliati. La falla sembra più profonda del previsto. Ma non riguarda solo la Chiaretta nazionale; forse la crepa si sta allargando verso molti altri “divi” virtuali.

Ne è dimostrazione la cosiddetta “ghigliottina digitale”, mirabile iniziativa in cui i follower delle star dei social bloccano in massa queste ultime in protesta per la loro insensibilità verso le miserie del mondo. Il casus belli ha riguardato Haley Kalil (ma chi è?), modella e attrice (?) statunitense che, vestita a mo’ di Maria Antonietta, in un video avrebbe esclamato la famosa, e probabilmente mai detta, frase “mangino brioches”. L’espressione incriminata è stata pronunciata sul red carpet del Met Gala, ossia quel grottesco evento dove al gusto carnevalesco si mescola l’orrido e i biglietti d’ingresso costano fino a cinquantamila dollari l’uno.

I frequentatori dei social hanno letto questa frase come una provocazione e una manifestazione di insensibilità verso coloro che nel mondo muoiono di fame (ovviamente essi si riferivano a Gaza divenuto ormai il luogo che accende tutte le acute sensibilità dell’Occidente). E via con la ghigliottina! Sfortunatamente solo simbolica ma comunque abbastanza efficace. In pochi giorni i grandi influencer hanno perso centinaia di migliaia di followers disgustati dall’ostentazione del lusso e dalla mancanza di empatia verso il martoriato popolo palestinese.

Sebbene la motivazione sia discutibile il gesto è d’impatto e dimostra un’inaspettata presa di consapevolezza da parte dei frequentatori dei social, forse non ancora del tutto inebetiti. Bene così. Ci auguriamo che l’anatema divenga sempre più brutale e che sfoci magari in un vero ghigliottinamento come fu per la sfortunata regina di Francia, magari proprio davanti al museo d’arte contemporanea di New York trasformato in una nuova Place de la Concorde.

In attesa dell’agognato momento ci rallegriamo per questa iniziativa. Ogni traccia di risveglio dal torpore social, anche la più sparuta, ci da speranza. In fondo il blocco è un po’ come il giustiziare qualcuno sui social. Non si smette solamente di seguire l’influencer, lo si “blocca” proprio, così da non vedere o udire più nulla del tale personaggio.

Un meccanismo di rivoluzione postmoderna, pacifica ma efficace. Poiché siamo noi la merce che alimenta i fantasmi dall’altra parte dello schermo. Basta chiudere gli occhi ed essi spariranno. Augurandoci di vedere presto qualche testa rotolare per davvero, ci consoliamo con questa ghigliottina simbolica.

Francesco Teodori, 18 maggio 2024

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