Politiche green

Emissioni di CO2, mai così alte come nel 2023: l’Ue si suicida per niente

I dati sono dell’Agenzia Internazionale dell’Energia. Tra i motivi? “La crescita della Cina”

unione europea emissioni co 2 © Edin e Leonardo1982 tramite Canva.com

Secondo l’Agenzia Internazionale dell’Energia, organizzazione internazionale intergovernativa fondata nel 1974 dall’Ocse, le emissioni di CO2 derivanti dall’energia sono cresciute nel 2023 dell’1,1% al livello globale. Tuttavia, avendo raggiunto il livello record di 37,4 miliardi di tonnellate, rispetto al 2022 si è registrato un piccolo calo nel trend tendenziale, registrando un incremento di 410 milioni di tonnellate contro le 490 dell’anno precedente.

Inoltre da questo rapporto emerge un dato abbastanza preoccupante per le nostre società occidentali. Infatti, mentre in Europa, negli Stati Uniti e nel resto delle economie avanzate, come riporta il Corriere della Sera, le stesse emissioni crollano letteralmente (in cui per la prima volta oltre metà dell’energia è prodotta da fonti considerate a basso impatto ambientale), i colossi di Cina e India hanno registrato un aumento considerevole. Ciò, malgrado il forte rallentamento che sta interessando la Cina dopo le folli restrizioni imposte nel Paese durante la pandemia di Covid, è essenzialmente stato causato dal notevolissimo incremento nell’uso dei combustibili fossili, con in testa il carbone.

Tutto questo, sempre secondo l’Aie, a causa della prolungata siccità – che i suoi esperti attribuiscono all’aumento delle citate emissioni – la quale ha ridotto la produzione di energia idroelettrica da parte dei di grandi Stati asiatici, spingendoli nella direzione opposta rispetto a quella indicata dai santoni dell’ambientalismo.

A tale proposito, da quanto emerge da un report presentato da un team di scienziati durante la Cop28 di Dubai, escludendo proprio Cina e India, si rileva che le emissioni del resto del mondo sarebbero addirittura diminuite di ben 419 milioni di tonnellate, determinando un calo della CO2 globale. Tant’è che in tutte e due gli studi menzionati nelle economie avanzate si rileva una diminuzione delle “malefiche” emissioni senza precedenti negli ultimi decenni, con la domanda di carbon fossile scesa ai livelli dei primi anni del ‘900.

Ora, mi sembra evidente che in questo quadro piuttosto complesso ed estremamente contraddittorio, soprattutto la piccola Europa dei benpensanti ambientali abbia deciso di indossare i panni del “Tafazzi” planetario, con il suo modesto 8% di emissioni, imponendo una linea ecologista di stampo giacobino alle imprese ed alla cittadinanza. Una linea estremamente costosa che da quel che si vede, oltre a Cina ed India, gran parte dei Paesi in via di sviluppo non hanno intenzione di adottare.

Ergo, per l’Occidente si apre un bel problema, in prospettiva più economico che ambientale, a mio modesto parere: proseguire a oltranza con il fondamentalismo ambientalista, oppure scendere a patti con la realtà, cercando nel contempo di raggiungere con le economie emergenti un accordo che contemperi le ragioni dell’ecosistema con quelle dello sviluppo. Ai posteri l’ardua sentenza.

Claudio Romiti, 2 marzo 2024

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