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Enrico Letta, dignità cercasi: stai ancora con Prodi?

L’ex leader del Pd si era schierato con Romano Prodi senza neppure dare ascolto alla versione della cronista. Ma il suo mentore aveva mentito

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Allora, Enrico, stai ancora con Prodi? Anche adesso che i video hanno sbugiardato Romano mani di forbice, dall’IRI ai capelli di Lavinia Orefici è un attimo durato 40 anni? Tra le sconce doti della sinistra, quella di non assumersi la responsabilità, di nascondersi come topi appena conviene: per giorni, tutti a difendere il vecchio bianco maschio patriarcale che tratta la femmina al modo dei primitivi: quel compatimento aggressivo, quell’insultare allungando la mano ma tutti a negare, no, ma no, ma cosa dite, le ha fatto una carezza, le ha toccato una spalla, è buono il Mortadella, è un padre, lui che a suon di smorfie strazianti negava, mai toccata, mai sfiorata, e c’erano i video e lo sapeva o forse no, l’aveva scordato, scherzi dell’età, arrivava al punto di aggiungere ironia pesante, greve, “poi dicono che l’ho stuprata”, a 87 anni, complimenti per l’autopercezione, comunque i video escono e tutti fischiettano.

Tutti, i giornalisti chattari, i provocatori puniti dalla natura, le fanatiche in carriera, e da ultimo arriva Letta. Allora, Enrico, ci stai ancora con Romano? Sì, ci sta, fischietta, anche lui, Prodi è stato il suo mentore, il suo pigmalione politico, sai che impresa, e non lo dimentica. Ma che spettacolo questa sinistra moralmente vile, che mente come respira e poi fa finta di niente, continua a cacciar balle, a offendersi perfino, loro, capite, loro si aspettano le scuse, e doverose scuse: che hanno fatto, in fondo?

Hanno difeso un delirante manifesto trotzkista, da contestualizzare, da ricondurre ai tempi, ma, non si sa come, valevole anche oggi, nel tempo dell’oggi che li ha risucchiati nelle loro smanie consumistiche e proprietarie; hanno recuperato una teorizzazione aberrante che pretendeva di negare la proprietà privata alle plebi, più Hobbes che Locke, più sovietismo totalitario che democrazia, hanno rilanciato il sovrastato repressivo in nome della libertà, il riarmo in nome della pace; hanno sponsorizzato una adunata di stampo socialfascista ad uso e consumo del Pd che deve sempre contarsi, del gruppo Repubblica che deve contare i lettori rimasti, dei padroni Elkann che dell’Europa hanno bisogno come dell’aria siccome non sanno più fare le automobili e meno ancora sanno venderle, sanno reggere in un mercato globale che fin dai tempi del nonno hanno sempre considerato, giustamente, protetto, addomesticato per logiche interne, di potere, giusta la massima “Se va bene alla Fiat va bene all’Italia”.

Ma la Fiat non esiste più e l’Italia non è messa tanto bene dentro l’Europa burocratica e fallimentare che fa schifo a Trump e dategli torto. Quell’adunata attribuita a un proprietario terriero in fama di umorista, che fa ridere o almeno sorridere solo quando vuol vietare la proprietà privata altrui, versava in vago sapore truffaldino se il Comune di Roma l’ha spalmata sui romani tutti, sulla colletttività; e allora dicono, beh? Che c’è? Non vi sta bene? Siete fascisti, l’Europa siamo noi, siamo tutti e se non siete d’accordo è la prova che non siete Paese e non siete europei, non siete democratici, un vero democratico paga l’hotel 5 stelle a Bisio, paga la milionata al propagandista Benigni, ma pensa, la sinistra seriosa, lugubre dei Togliatti, dei Secchia, delle ironie sulfuree polverose di Pajetta, ridotta a un affare di guitti in disarmo. Ventotene ovvero il Vangelo dei prepotenti, degli autoritari, dei repressivi e difatti arriva il quasi novantenne Prodi a strattonare una inviata molesta, in quanto femmina e della ghenga, come l’ha definita l’ennesimo assai presunto umorista, tutto incartocciato e incarognito, la ghenga per dire la sottorazza di quelli non di sinistra, dei giornalisti non di sinistra, che tirano per la Meloni, quelli di Porro, di Quarta Repubblica, di Mediaset. E l’Enrico delle mille code e dei mille fallimenti prima sta Prodi e finge di niente, fischietta.

Il politico può non avere una faccia, anzi è un requisito fondamentale: l’uomo no. L’uomo una dignità dovrebbe conservarla, dire quando serve: ho sbagliato, mi sono ingannato, il mio padrino o mentore ha esagerato, così non si fa. Invece se la cavano mentendo sulle menzogne, con le bugie a matrioska: non è certo una violenza, se tutte le violenze fossero così… Ma se da vent’anni rompete i coglioni col MeToo del “se è no, è no”, con la violenza percepita, con la donna che non si molesta neppure a posarle addosso gli occhi, uno sguardo di ammirazione. Oppure col benaltrismo che non passa mai di moda, il “pensassero al maschilismo che covano loro”, si arrampicano agli specchi dello storicismo mitologico. Facce di bronzo, ha ragione Giuseppe De Lorenzo: quel Giannini che imputa le escandescenze senili di Prodi a pedagogismo, insomma l’ha presa per i capelli come il professore con l’allieva discola, per insegnarle a stare al suo posto.

Non vorremmo metterla giù troppo dura, ma questa vicenda di Ventotene, del filoeuropeismo peloso e del professor Prodi fuori controllo (e lo sanno che è andato, indifendibile, in privato lo dicono e se ne disperano) segna un nuovo livello della politica e anche dell’informazione abissale, qualcosa che chiarisce definitivamente la assoluta mancanza di serietà, di plausibilità di una classe di potere incapace di decenza, che si ostina nell’imporre decenza all’universo mondo.

Max Del Papa, 26 marzo 2025

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