Enrico Letta riciclato in Ue? L’ennesimo schiaffo agli italiani

L’ex primo ministro tra i papabili per il Consiglio Ue o come inviato in Medioriente: ecco perchè sarebbe una scelta folle

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letta consiglio europeo

Solitamente chi vince le elezioni è destinato a comandare, mentre chi viene sconfitto è destinato all’opposizione. La comparsa del termine “solitamente” non è casuale, perché le ultime indiscrezioni sul futuro dell’Europa fanno parecchio riflettere. Nelle ultime ore si sono intensificati i contatti per le nomine ed è spuntato un nome che non farà felice la maggioranza degli italiani: parliamo di Enrico Letta. L’ex primo ministro, tra i pluritrombati di professione, è in lizza per il Consiglio Ue o come inviato in Medio Oriente secondo Repubblica. Ma in base a cosa?

Sì, perché le elezioni europee le ha vinte Fratelli d’Italia, con Giorgia Meloni eletta unica leader stabile in mezzo a tanti governi traballanti. Eppure stanno circolando solo nomi lontani dalla galassia del centrodestra, a partire dallo stesso Letta ma anche Mario Draghi. Per quanto concerne Letta, membro del Partito Democratico nonché ex segretario cacciato in malo modo dopo la disfatta delle politiche del 2022, ha lasciato Sciences Po e sembrerebbe destinato a un ruolo di rilievo in Europa, dove qualcuno ha una certa predilezione per i compagni sconfitti alle urne: pensiamo a Paolo Gentiloni, sconfitto alle politiche del 2018, oppure a Luigi Di Maio, che non è riuscito nemmeno a garantirsi un seggio in Parlamento nel 2022. Come evidenziato dal Messaggero, il Pd è vicino alla famiglia del Partito Socialista Europeo – secondo gruppo più numeroso – che dalla morte del presidente del Parlamento Europeo David Sassoli, non ha più controllato nessuna delle tre cariche apicali dell’Ue.

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La nomina di Letta in Ue sarebbe l’ennesimo schiaffo in faccia agli italiani, un tentativo di fregare chi ha vinto le elezioni senza troppi margini di interpretazione. Ed è lecito chiedersi a cosa serva questa Unione europea, sempre pronta a ignorare il giudizio degli elettori. Il perché di cotanto disfattismo è chiaro: con il dem in campo, Roma avrebbe meno margini di manovra per ottenere altri posti di rilievo.

Considerando le alleanze e le strategie, per Meloni sarebbe a rischio anche la possibilità di ottenere un commissario di peso. Ne vale la pena, considerando che stiamo parlando di Letta? La speranza è che la profezia-speranza di Repubblica venga smontata dalla realtà e che il buonsenso regni sovrano anche a Bruxelles, che a parole dovrebbe rappresentare lo zenit della democrazia.

Franco Lodige, 21 giugno 2024

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