Cultura, tv e spettacoli

Epidemia di fughe dalla Rai: Amadeus molla Sanremo?

Fiorello durante Viva Rai2! svela i dubbi che avrebbe il direttore artistico in vista della prossima edizione all’Ariston

Heri dicebamus. Ecco, riprendiamo da ieri, da poche ore fa, perché tutto si tiene, perché ormai è epidemia. Di cosa? Di Covid? Peggio, di fuggiaschi in Rai. Prima le brigate rosa di Fazio e Littizzetto, poi donna Annunziata del sacro Cuore di Berlinguer misericordioso sanguinante contro i metodi spartitori del governo. Questo governo. Roba che a lei non può stare bene. Ma non si ferma più. Neanche il tempo di riprenderci dallo choc di Lucia addolorata che già arriva la traumatica variante Bortone, quella del pomeriggio che ricorda tanto una pubblica Myrta (che magari ne prenderà il posto, tanto lì son tutti interscambiabili): eh, sta lì lì per andarsene pure lei. E alla fine arriva Fiorello, che come sempre s’incarica del dirty work per il pard Ama: “Amadeus continua a seguirci imperterrito e indefesso. L’ho sentito ieri. Mi ha detto una cosa: non so se quest’anno farò Sanremo. Lì la butto. M’ha detto: non lo dire, ma forse ho intenzione di non farlo. Non lo so. Oh, m’ha detto così. Lo so che è una bombetta, ma a me piace dirle le cose perché la gente deve sapere. Non gliene deve fregare niente alla gente, però deve sapere”.

Ma che, se fa così? Di botto di prima mattina, senza neanche un caffè? Anzi guarda fammene tre se no non regge la pompa. Ma che stiamo scherzando? La Rai senza Ama (e la moglie incorporata, e Presta, e Ama…)? Senza tutto quel genderone da baraccone? Senza i rapper sfioriti che calpestano le foto dei gerarchi fasci, che si slinguazzano in fascia protetta con le Rose chimiche, con le Chiare sintetiche in conflitto d’interessi, con le prediche vacue e il razzismo da sinistra, black, sugli italiani merdosi che ti fanno ricco, sulle canzonette squallide, sugli artisti virati in propagandisti del Pd? Perché ce li ricordiamo, i Sanremo di Ama. Ce li ricordiamo i siparietti dei due, Ama e Fiore a perculare con tanto di mosse spastiche i non vaccinati, e già partivano le prime vittime, già moriva Camilla Canepa, e il dottor de Donno la faceva finita. Fu una delle scene più oscene, fuori di scena, di testa e di contesto nella storia della Rai, di Sanremo, dello zdanovismo mattarelliano, roba da radiazione immediata: non si scusò nessuno, neanche dopo quanto emerso, gli effetti avversi, la casistica infame, le vergogne in seno alle istituzioni, le ammissioni dal mondo. Qui no.

Nella palude Italia dove gracidano martiri a un soldo la dozzina si continua come niente fosse nella convinzione di essere il centro della Rai, di Sanremo, dell’universo. La Lucia di Vitruvio, e a volte un po’ da trivio, nel frasario, L’Ama di Vitruvio, il Fiore di Vitruvio con quell’infantilismo senile, l’infantilismo egocentrico da “la gente deve sapere”. Sapere cosa? Che nessuno vi caccia e ve ne andate voi? Che il Pd vi usa come le climatine, le tendine, le sardine, solo facendovi pagare un botto? La gente che deve diventare leucemica solo a seguire le criminali transizioni europiddine, la gente che affonda nel fango emiliano? Ci siamo noi, giochiamo all’understatement, ma la gente ci deve sapere. E noi siamo infantili prede di noi stessi, dei nostri egocentrismi spiraliformi, mi si nota di più se resto a fare la guerra dall’interno, come l’ultimo dei giapponesi, o se me ne vado dove mi pagano di più e lascio intendere che mi hanno costretto, mi hanno deportato e mi arriva perfino la solidarietà di articolo 21, mecojoni?

La Rai dittatoriale? La Meloni fascistona? Come no, una fascista che sorvola la desolazione emiliana romagnola in aereo con Ursula, la più formidabile odiatrice seriale dell’Italia, per forza o per amore cioè per chiedere più soldi per la ricostruzione. Una il cui governo ogni giorno che passa è più prono all’agenda della sinistra che resta la padrona nella informazione, nei centri sociali letterari, nelle mafie sottoculturali, nella licenza di uccidere reputazioni, nel parastato e in quello stato nello stato che è la Rai. Meloni non caccia nessuno, non vuole e non può; la sua strategia è non sostituire ma aggiungere (con tanti saluti al merito, il più delle volte). Ed è quella che si piglia la colpa senza fiatare di un disastro originato dalla scellerata politica verde della sinistra, basata sul non fare, e se le guardie municipali di Milano tolgono di mezzo, per pochi minuti, un balordo di un viado che dà in escandescenza fuori da una scuola si piglia accuse di Pinochet, di Videla, i viado fuori controllo nuovo eroi della sinistra mediatica al grido “SONO RAGAZZE!”.

Non c’è mai stato un regime più debole o se si preferisce più democristiano di questo, ma gli ometti per tutte le stagioni tra una cazzeggio mattutino e l’altro, roba da scuola dell’obbligo, lasciano intendere che siamo davanti alla grande epurazione, al regime autoritario che ieri da Conte a Draghi non vedevano e oggi accusano anche perché hanno le loro personali ripicche, i propri meschini conti da regolare, le vendette spicciole, da teleboss insindacabili, da consumare.

Max Del Papa, 26 maggio 2023

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