Cronaca

Era tutto scritto

Il corteo Pro-Pal, le violenze in piazza, la scusa della Palestina: è stata la negazione del diritto e delle libertà

Scontri pro pal

Come nel più classico dei copioni, il giorno dopo tutti increduli, a stupirsi, e a chiedersi come tutto ciò sia potuto accadere. Come sia stato possibile scadere in un simile livello di inciviltà e assistere a episodi di una tale violenza. Il giorno dopo, come da copione, tutti a scoprire l’acqua calda. Come se fosse necessaria la vergogna del 5 ottobre 2024 per scoprire la reale natura dei barbari che nelle scorse ore hanno messo letteralmente a ferro e fuoco la capitale. Come se realmente fossero indispensabili le scene di guerriglia urbana, le bombe carta, le sassaiole, i pali della segnaletica stradale usati per sfondare il cordone delle forze dell’ordine, e una trentina di agenti feriti, oltre a fotografi, giornalisti e semplici cittadini in totale balia della furia dei contestatori. Insomma, era davvero necessario assistere attoniti a un così deplorevole spettacolo per comprendere chi realmente fossero i manifestanti del corteo Pro Pal a Roma? Che dietro il pacifismo disinteressato e le lotte per i diritti del popolo palestinese ci fosse la volontà di seminare caos e violenza nel Paese? Che i dimostranti volessero usare la causa palestinese come pretesto per colpire un esecutivo che non hanno mai veramente digerito?

La riposta è no. Non serviva nulla di tutto ciò per comprendere per tempo che la piazza capitolina sarebbe stata un guazzabuglio di violenti collettivi, avanzi di centri sociali o banalissimi idioti desiderosi solo di arrivare allo scontro frontale con le forze dell’ordine. Perché costoro, è bene sottolinearlo, non sono minimamente mossi da intenti umanitari o pacifici, disconoscono totalmente il significato dei concetti di libertà e democrazia, e, soprattutto, se ne infischiano allegramente delle sorti del popolo palestinese. La piazza capitolina delle scorse ore, sia chiaro, era solo l’incontro di violenza, intolleranza e ipocrisia. La violenza e l’intolleranza di kollettivi e komunistoidi di vario genere e specie, del tutto allergici ai principi basilari della democrazia e alle norme del vivere civile, e intenzionati a fare opposizione al governo di centrodestra con sassi, spranghe e bombe carte. L’ipocrisia di movimenti e associazioni femministe e Lgbt che, pur di andare contro l’esecutivo in carica, hanno preferito innalzarsi a difensori di quei regimi e di quelle ideologie che predicano e praticano la sottomissione femminile e l’eliminazione fisica degli omosessuali.

Per cui, inutile nascondersi dietro a un dito, il corteo romano del 5 ottobre ha rappresentato la negazione del diritto e della libertà, e la contestuale esaltazione del perbenismo e della barbarie. E, d’altronde, visti i curricula dei protagonisti, c’era poco altro da aspettarsi.

Salvatore Di Bartolo, 7 ottobre 2024

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