“Ero a casa, mi squillò il telefono…”: le scottanti rivelazioni di Salvini su Draghi

Dalla scelta dei ministri ai mancati interventi sul fisco, fino al dopo Mattarella: i retroscena su Supermario

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salvini draghi

All’indomani dell’intervento a Bruxelles di Mario Draghi sul destino dell’Europa arrivano le prime anticipazioni del nuovo libro di Matteo Salvini e riguardano proprio il rapporto con l’ex presidente del Consiglio. In “Controvento” (Piemme) il segretario federale della Lega ha rivelato alcuni retroscena inediti sul governo di unità nazionale guidato dall’ex presidente della Banca centrale europea, a partire dalla scelta dei ministri “sconcertanti” e dai mancati interventi sul fisco, fino alla corsa al Quirinale per il dopo Sergio Mattarella.

Salvini ha ricordato gli “scivoloni” di Draghi, a partire dalla scelta dei ministri per il “governo dei migliori”. Dopo aver annoverato la cortesia dei primi approcci, l’ex premier decise di non condividere con i segretari dei partiti la scelta dei ministri: “Ricordo che ero a casa, quando mi squillò il telefono. Palazzo Chigi. Da lì a dieci minuti, i nomi degli aspiranti ministri sarebbero stati consegnati al Colle. Ripeto: dieci minuti. Draghi mi comunicò di aver individuato in Giancarlo Giorgetti, Massimo Garavaglia ed Erika Stefani i leghisti meritevoli di ottenere dei dicasteri. Nomi autorevoli che godono della mia totale stima e fiducia, ma il metodo era evidentemente sbagliato. Peraltro, era opinione diffusa in tutti i partiti”. Ma quello non fu l’unico scivolone dell’ex leader della Bce. Salvini ha posto l’accento su alcuni ministri definiti “sconcertanti”, come Luciana Lamorgese al Viminale, Roberto Speranza alla Salute e “l’irriducibile” Luigi Di Maio agli Esteri.

Ma non è tutto. Salvini ha acceso i riflettori su quelli che ha definito “i mancati interventi sul fisco”: “Dalla manovra alle nomine, espressi sempre al presidente del Consiglio la massima determinazione a semplificargli la vita. Senza mai avanzare pretese su poltrone o incarichi. Alla vigilia della prima manovra economica, organizziamo una riunione informale della Lega con il ministro Giorgetti. Chiamai Draghi, per confrontarmi su alcune misure e spiegare che la bozza del governo sulla rottamazione delle cartelle esattoriali era assolutamente insufficiente per raggiungere gli obiettivi che ci eravamo ripromessi. Era e rimane nostra intenzione garantire ai cittadini che hanno correttamente fatto la dichiarazione dei redditi, ma che non sono riusciti a onorare il proprio debito con il fisco, di ripartire pagando solo una parte del dovuto. Chiamatelo saldo e stralcio, rottamazione o pace fiscale: l’importante è il risultato”. In altri termini, nonostante le rassicurazioni, Draghi non fece niente.

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Piuttosto interessante la parte relativa alle ultime elezioni per il Quirinale. Secondo quanto ricostruito da Salvini, Draghi nella conferenza stampa di fine 2021 aveva fatto intendere di ritenere sostanzialmente conclusa la sua missione al governo: “Un’uscita che in molti avevano letto come l’ammissione di voler puntare al Colle. Per la prima volta nella storia, il centrodestra partiva con numeri migliori rispetto al centrosinistra, ma non sufficienti a eleggere un proprio esponente senza il sostegno di almeno un pezzo dello schieramento rivale”. Entrando nel dettaglio, il vicepremier ha ricordato “un ultimo incontro con il presidente Draghi in cui sondava la disponibilità della Lega e del centrodestra in generale per un’eventuale sua ascesa al Colle. Alla mia domanda diretta: ‘In caso di sua elezione che ne sarà del governo?’, la risposta non arrivò. O meglio, ci fu un ‘ne parleremo dopo…'”.

Tutto casuale o timing programmato alla perfezione? Resta tutto da vedere: ciò che appare chiaro è che Salvini difficilmente sosterrà l’eventuale candidatura di Draghi alla guida del governo europeo.

Massimo Balsamo, 17 aprile 2024

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