Perché Hamas ha avuto tutta quella libertà per attaccare Israele? Cosa è andato storto nell’allora imperforabile sistema di sicurezza di Tel Aviv, considerato il migliore per distacco in tutto il Medio Oriente? Si è parlato molto del flop dei servizi di sicurezza interni, ma spuntano alcuni retroscena sulle presunte falle che avrebbero consentito al gruppo terroristico palestinese di uccidere oltre 1400 persone tra soldati e civili, con donne e bambini – persino neonati – trucidati brutalmente. Basti pensare alla strage del rave al confine, con decine di giovani assassinati senza pietà.
Nella notte tra il 6 e il 7 ottobre, i terroristi di Hamas sono riusciti a eludere le poche misure di sicurezza di Israele, penetrando la tanto decantata recinzione di confine dopo aver eliminato una manciata di soldati di Tel Aviv. Sfrecciando con camion e motociclette, i miliziani hanno attaccato villaggi e basi militari nel sud del Paese. Il resto è storia. Una cosa, secondo il NYT, sarebbe certa: la disumana violenza di Hamas sarebbe stata resa possibile da errate convinzioni da parte dei piani alti di Tel Aviv, tra IDF (Aman) e Shin Bet.
Israele avrebbe sottovalutato la portata dell’offensiva di Hamas ma soprattutto ha completamente fallito nei suoi sforzi di raccolta di informazioni. In altri termini, Tel Aviv avrebbe considerato il gruppo terroristico come una minaccia di poco conto. Ci sarebbe un dettaglio emblematico, ricostruito dal New York Times: l’agenzia d’intelligence israeliana che si occupava di intercettare le comunicazioni di Hamas avrebbe smesso di ascoltare le conversazioni da un anno. Il motivo? Era considerato uno spreco di risorse. Va detto tuttavia che secondo altre fonti, citate dalla Cnn, le comunicazioni dei terroristi per pianificare l’attacco “Tempesta di Al-Aqsa” sarebbero tutte avvenute tramite riunioni di persona di una ristretta cellula e comunicazioni solo tramite rete telefonica fissa all’interno dei tunnel. Infine, altre fonti riferiscono che per comunicare i jihadisti avrebbero usato i vecchi pizzini scambiati tra miliziani.
Tuttavia, alcune spiegazioni andranno date. Secondo il NYT, la sottovalutazione del pericolo avrebbe contribuito il disastro.Gli uomini armati di Hamas negli ultimi mesi sono stati addestrati per l’attacco. I combattenti, divisi in diverse unità con obiettivi specifici, disponevano di informazioni meticolose sulle basi militari israeliane e sulla disposizione dei kibbutz.
Non solo. Secondo il Nyt, i funzionari della sicurezza di Israele negli ultimi mesi avrebbero provato ad avvertire Netanyahu che i disordini politici causati dalle sue politiche interne stavano indebolendo la sicurezza del Paese e incoraggiando i nemici di Israele. Tra gli episodi citati dal NYT, il rifiuto da parte del premier di incontrare il generale Herzi Halevi venuto a conoscenza di una minaccia basata su informazioni riservate. Piccola precisazione: il referente di Halevi è il ministro della Difesa e non il primo ministro.
Tutta la preoccupazione di Tel Aviv sarebbe stata rivolta all’Iran e ad Hezbollah. Inoltre, negli ultimi anni le agenzie di spionaggio americane hanno in gran parte smesso di raccogliere informazioni su Hamas e sui suoi piani, ritenendo che il gruppo rappresentasse una minaccia regionale gestita da Israele. Una catena di errori risultata fatale.
Massimo Balsamo, 31 ottobre 2023