Nel luogo santo dimora di Dio
Si entra al tempio da un cortile assolato dove una pianta di gelso ha lasciato cadere tutti i suoi frutti, si attraversa una porta sovrastata dal simbolo del sole e affiancata da un serpente nero scolpito nello stipite. Dentro, lungo i muri di stanze nere come grotte, si sono accumulate decine di anfore per l’olio. Sulle pareti le impronte di centinaia di mani aperte in grida silenziose. Nastri colorati con un nodo per ogni preghiera espressa, lampade nere a segnare i bassi passaggi tra una camera e l’altra, scendendo sotto terra, fino alla tomba di Adi. Ma non è lui che gli yazidi in realtà qui venerano: in questo luogo per loro dimora Dio stesso, quel Melek Taus dalle sembianze di un pavone, il settimo angelo caduto. Un’evidente analogia con gli angeli caduti della religione cristiana e di quella musulmana, Lucifero e Iblis. Ed è per questo che gli yazidi sono stati erroneamente accusati di essere adoratori del diavolo (anche se la parola Satana – in arabo e in curdo Shaytan – è da sempre una parola tabù). Questa, e l’accusa di apostasia, hanno sicuramente contribuito a scatenare le persecuzioni contro di loro. E la loro assimilazione al popolo curdo, da cui in realtà sono etnicamente distinti (ma chi compie stragi spesso non va molto per il sottile) è stato un ulteriore elemento che ha scatenato la volontà di sterminio prima da parte di Saddam Hussein poi dell’ISIS.
Il carattere misterico della loro religione, la chiusura e isolamento della loro comunità, non li hanno salvati. Anzi, ora potrebbero essere un’ulteriore causa della loro futura probabile scomparsa.
I misteri di una fede impenetrabile
Gli yazidi sono infatti una comunità chiusa, si possono sposare solo tra di loro e non accettano conversioni: yazidi lo si è solo per nascita. Hanno anche altre regole più sorprendenti (non possono mangiare la lattuga, non possono vestirsi di blu), di cui non si conosce l’origine. La loro religione è praticamente sconosciuta all’esterno e si tramanda solo oralmente da una casta di guardiani-sacerdoti. È una religione pacifica e mistica, ormai diffusa solo in uno sparuto gruppo etnico, difficile dire quanto resisterà all’erosione culturale. Si perderà, ed un altro piccolo pezzo della varietà del mondo si perderà con lei. La nostra esperienza della religione è talmente condizionata dalle religioni abramitiche (cristianesimo, ebraismo e islam) da farci dimenticare che qui in Medio Oriente esistono da sempre altri culti, altre religioni antichissime (i mandei nel sud dell’Iraq, i drusi, gli zoroastriani, i caldei), ormai rappresentate da popolazioni numericamente ridotte. Purtroppo quasi tutte destinate a scomparire in un mondo globalizzato che si appiattisce sempre di più nell’uniformità astorica.