Politica

Esordio di Gentiloni su Repubblica: pare un bimbo di 2a elementare

Commissario europeo e contessino marchigiano, adesso anche editorialista: l’uomo per tutte le stagioni

Gentiloni repubblica (1) © Fedor Kozyr tramite Canva.com

In attesa di tornare a palazzo Chigi (ci stanno lavorando, se ne stanno accollando, magari con un piccolo aiuto dagli amici magistrali), il conte Paolo Gentiloni Silveri, della nobile famiglia di Filottrano, Cingoli, Macerata e Tolentino, puro patriziato maoista distillato, s’è accasato a Repubblica: il conte giusto al posto giusto al momento giusto. L’uomo che sussurrava alle cavallerizze bruxellesi, mentre da ragazzo a Mario Capanna, è un virtuoso della trasformazione convertibile, da Silveri a Silvan è un attimo: “er Moviola”, ma sempre sul pezzo, da rivoluzionario a governativo, nobile e primo ministro, commissario europeo e contessino marchigiano, adesso anche editorialista: esordisce sulla prestigiosa e sempre più autorevole testata degli Elkann Agnelli con un pezzo di rara potenza sintetica dalle squisitissime sfumature di complessità.

Lo copiamo tutto, tanto si fa presto (Repubblica calcola 2 minuti di lettura, evidentemente si rivolge ai dislessici o ai semianalfabeti che compitano ogni parola lentamente, sottovoce): “A una settimana dall’Inauguration Day del presidente Trump un’onda di angosciati interrogativi attraversa l’Europa. Che cosa ci aspetta sull’Ucraina? E sui dazi? E sulle spese Nato? Converrebbe tuttavia interrogarsi anche su che cosa faremo noi, noi europei. Per l’Europa il ritorno di Trump alla Casa Bianca è infatti anche un’occasione, può essere addirittura la sveglia che ci costringe a correre. Non sottovaluto affatto i pericoli del momento storico che stiamo vivendo. Autocrazie e democrazie sembrano rincorrersi in logiche di pura potenza, con i giochi senza frontiere sulla Groenlandia o il Canada, sul Messico o Panama che alimentano paragoni assurdi con le responsabilità storiche di chi ha invaso l’Ucraina. Il rischio è che tutto converga a delegittimare le regole dell’ordine multilaterale e a rendere vani gli obiettivi comuni sulla transizione climatica. Il rischio è un revival del protezionismo, della guerriglia commerciale come via maestra per consentire a ciascun Paese di tornare Great Again. Il rischio è la capacità inaudita della tecnodestra di minare dall’interno i nostri sistemi democratici”.

Tutto qui?, diranno i miei 25 lettori. Sì, ma che tutto però! C’è proprio tutto: l’apprensione del politico aulico per le magnifiche sorti e progressive (siamo sempre in zona, tra Filottrano e Recanati è un soffio d’Infinito e tra il nobile poeta e il nobile patata anche meno: after Jack, only Paul), la diffidenza democratica per Musk, ma, soprattutto, c’è la peroratio pro Europa che fa vibrare forte forte forte le corde della passione, ratio posita in affectibus. Cioè Paolo parla di Paolo, visto che della UE è aristocommissario; come tale è convinto, allo stesso modo di Gianni Riotta, oggi non più uazzamerigaoh alla Mericoni Nando, siccome che è tornato ticùn insieme a Muskon, che l’unica garanzia satellitare sta nel sistema europeo, che arriverà al più tardi tra un paio di secoli, ma che facciamo? Vogliamo noi negare che altrimenti finiamo nel tecnoschiaccianoci tra USA e Cina? No, dico: vogliamo noi negarlo? No! Non lo neghiamo!

Ah, questa tecnodestra! Tecnofascia, tecnoilliberale. Vuoi mettere invece la tecnosinistra delle app, dei supergreenpass, del controllo totale che chiudeva tutti dentro? Ma non divaghiamo: in 20 righine il nostro Conte infila uno zabaione, più che Zibaldone, con dentro più roba della Biblioteca Alessandrina, dell’Enciclopedia di D’Alembert e Diderot e della Britannica del Conte Mascetti: dalla glaciale Groenlandia al torrido Mexico (e nuvole), dal rischio maschio senza fischio di minare i sistemi democratici all’ordine multilaterale (bastava dire: Agenda 2030), dalla commercial guerrilla alla transizione climatica: ma che volete di più? That’s art, bisogna nascerci.

MAGA no, roba da Trumpacci, mago sì, er Conte: noi plebei della scrittura analitica ci sentiamo mortificati al cospetto. Sapete, è uno dei prodigi dei nostri tempi: che son tutti giornalisti e come non bastasse tutti politici; di conseguenza, parliamo in senso generale, giammai del caso particolare del Conte Silveri, questa schiatta di politici giornalisti influencer mercanti è prometeica, polimorfa e come tale sempre tesa al rinnovamento, cioè armonizzare le contraddizioni che la lor condizione gli dà; da cui una certa qual disinvoltura, una scioltezza, una agilità logica e morale che ricorda quella di Roberto Bolle sul palco.

Ma bisogna saperci fare: inscatolare il mondo il 20 righe mica è da tutti. Le concordanze poi con il divino pensatore, di cui la sinistra si è giustamente appropriata riconducendolo infine alla verace consistenza di militante da centro sociale, senza gobba, vagamente frociesco, sono prepotenti, perfino invadenti. Giacomo, sullo Zibaldone: “Il fuoco è una di quelle materie, di quegli agenti terribili, come l’elettricità, che la natura sembra avere studiosamente seppellito e appartato, e rimosso dalla vista e da’ sensi e dalla vita degli animali, e dalla superficie del globo, dove essa vita e la vegetazione e la vita totale della natura ha principalmente luogo, per non manifestarlo o lasciarlo manifestare che nelle convulsioni degli elementi e ne’ fenomeni accidentali e particolari, com’è quello de’ vulcani, che sono fuor dell’ordine generale e della regola ordinaria della natura”.

Paolo, sull’X dell’insidioso antidemocratico tecnodestro Musk: “L’incendio delle colline di #Hollywood ripreso dai satelliti europei. @CopernicusEU ha calcolato che il 2024 è stato l’anno più caldo della storia”. Pillole di autopropaganda, ancora una volta: Copernicus è un sistema di rilevazione autoreferenziale della UE. Ma niente paura, sono tempi di riposizionamenti, dategli solo un po’ di tempo e il conte GentiRep sarà il primo a spiegarci che il riscaldamento globale non esiste. Alla moviola, ma sempre al momento giusto.

Max Del Papa, 13 gennaio 2025

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