Sì, queste settimane infinite ci hanno divorato dentro, ci hanno cambiato. Non ci stupisce più la app che traccia la nostra salute, non ci preoccupa più la cartella sanitaria elettronica con le nostre tare, la propaganda ci ha convinto che “tanto eravamo già tracciati anche prima” e noi ci siamo abituati, molti di noi almeno, allo stato etico, che ci dirige, ci impedisce, ci sorveglia, ci cura, ci ammala, ci monitora, ci dice come dovremo mangiare, scopare, vivere o non vivere. Aspettiamo un vaccino, senza capire che siamo già stati vaccinati. Alla libertà. Alla assunzione di responsabilità. Al coraggio delle nostre scelte. Quello che tre mesi fa pareva un brutto film è diventato un brutto incubo e adesso una brutta realtà.
Gli italiani, in fama di anarchici intruppati, hanno osservato tutto, subìto tutto, obbedito a tutto e hanno scoperto che non bastava, che più si adeguavano e più erano tenuti a farlo in un perverso gioco al rialzo. Perverso, micidiale, patologico, chissà se reversibile. Così la libertà se n’è andata, evaporando come una medusa sulla sabbia. Fuori dal lockdown, se mai ne usciremo, non ci ritroviamo migliori, al contrario: smarriti e spaventati come bambini nel bosco. Almeno potessimo farne tesoro, ricordare, per insegnarlo ai nostri figli, quanto è stato facile perdere la libertà, senza la quale tutto è inutile, senza la quale ogni eguaglianza è il lager.
Max Del Papa, 18 maggio 2020