Come l’idea che gli atleti trans debbano avere il diritto di gareggiare contro le donne, che una coppia abbia il diritto di comprare un bambino all’estero e di registrarlo in Italia, o che, magari, un uomo abbia il diritto (anche se un diritto impossibile) di generare una vita. La sensazione, insomma, è che la legge Zan sia solo la ciliegina sulla torta di un processo manipolativo già giunto all’acme. E che ha solo bisogno di un suggello di Stato. In fondo, è già “vietato” (nel senso che comporta stigma sociale, attacchi mediatici, emarginazione nel mondo del lavoro) sostenere certe posizioni. Con la legge Zan, semplicemente, si potrà anche essere processati. È il cerchio del regime che si chiude. Ma anche senza legge Zan, Orwell è già qui. Inclusa la sua neolingua, che trasforma la “manipolazione” in “diversità”. Come sull’Espresso.