Premessa, a scanso di equivoci. Chi è contro le follie green europee (per intenderci quelle alla Timmermans) non è un negazionista dei cambiamenti climatici, ma si preoccupa di conciliare la sostenibilità economica con quella ambientale. Un percorso, che ormai da decenni, è stato messo in atto dal Vecchio Continente, che però ora sembra voler continuare su questa strada, eliminando una delle due componenti. E il danno, ovviamente, ricade sulle tasche dei cittadini.
I grandi inquinatori
Mentre in Asia si inquina come se non ci fosse un domani, mentre la Cina riapre le centrali a carbone, produce il 50 per cento del carbone globale e continua ad essere la detentrice assoluta della produzione mondiale di Co2, è Bloomberg a svelare dei numeri che fanno ben preoccupare i talebani dell’ecologismo.
Per approfondire:
- L’allarme di Bonometti: “Green? Avanti così e perdiamo tutti i posti di lavoro”
- Basta ipocrisia: “Sostenibilità ambientale? Prima c’è quella economica”
- I morti di caldo? Aumentano per la transizione green
In un grafico contenente i 5 maggiori inquinatori del pianeta, confrontandoli con gli altri Stati del mondo, Bloomberg analizza come circa un terzo dell’inquinamento globale (precisamente il 32,9 per cento) è prodotto direttamente dalla Cina. Seguono poi gli Stati Uniti, nettamente distaccati di circa 20 punti percentuali (12,6 per cento). E voi direte: noi europei dove ci posizioniamo? Solo al terzo posto, con il 7,3 per cento di inquinamento, quasi a cavallo dell’India con il 7 per cento. Segue poi la Federazione Russa con il 5,1 per cento ed il resto del mondo che costituisce l’altra grande fetta della torta: 35,1 per cento.
Paradosso Ue
Insomma, è lampante come i 27 Stati Ue non rappresentino il problema della presunta “distruzione del pianeta”. E anzi, siamo proprio noi ad entrare nel paradosso d’eccellenza: attraverso le folli imposizioni green alla Timmermans, non solo non “salviamo” la Terra, ma svendiamo completamente il nostro tessuto economico e produttivo. A ciò, si aggiunge anche la strada dell’elettrico, dove in termini di automotive è proprio la Cina (seguita dagli Stati Uniti) a dominare a livello mondiale.
Un paradosso ben spiegato anche dal leghista Marco Zanni, che sul suo profilo Twitter ha ripreso e commentato il grafico: “Bloomberg pubblica questo grafico sui grandi inquinatori. L’Ue è quello spicchietto blu che pesa il 7.3%. Significa che la follia green di Timmermans e Von der Leyen ci costerà la distruzione dell’industria, dell’agricoltura e enormi sacrifici a famiglie per un beneficio risibile”. Enormi sacrifici che già si vedranno fra pochissimi anni, per esempio con la direttiva sulle case o lo stop alla vendita di auto a benzina e diesel a partire dal 2035. Nel frattempo, la Cina se la ride.