Cronaca

Eutanasia sui bimbi: attenti alla deriva olandese

Cronaca

C’è una costante nelle cose umane, se non vogliamo proprio chiamarla “legge”, che ci porta ad essere sempre guardinghi e a non cedere sulle questioni di principio. Se, infatti, cedi un po’, casomai ammantando le tue decisioni con “nobili” propositi e di “nobili” sentimenti, finisci poco alla volta per cedere tutto. Hai anzi già ceduto tutti. Che è quello che sembra succedere con l’eutanasia, quella pratica di “morte dolce” che di “dolce” ha poco perché spezza una vita.

Preservare la vita, in ogni forma e grado, e solo perché è vita, dovrebbe essere un assoluto, un principio non discutibile e né trattabile, qualcosa che concerne la dignità stessa dell’essere umano. Se si cominciano invece a prevedere delle eccezioni, ci si immette lungo un piano inclinato che prima o poi farà delle eccezioni la vera e propria regola.

È questo uno dei motivi che ci ha portato sempre a diffidare delle pratiche di eutanasia, più o meno argomentate e ragionate. Si mette a morte, o si chiede di essere messi a morte, perché, si dice, le sofferenze soo diventate insopportabili, perché la vita che si conduce non è al pieno delle sue potenzialità. Ma è un modo di pensare fallace: il soffrire o il non soffrire è qualcosa che pertiene al campo dell’utilitario non del morale. E poi chi ha diritto di dire che che una vita è degna di essere vissuta e un’altra no, solo perché quest’ultima è “sofferente”? Chi ha il diritto di stabilire per conto terzi ove sia il limite dell’insopportabilità? E chi ha il diritto di castrare le potenzialità di un essere “sofferente”, anche quelle future, solo perché un’entità astratta, e spesso fallimentare, quale è quella della scienza, non ha dato possibilità di guarigione?

Perché è proprio ciò che è accaduto, che sta accadendo, in Olanda, ove un altro muro è stato abbattuto e un’altra frontiera è stata oltrepassata. Il ministro della Salute, Ernst Kuipers, ha infatti proposto di far diventare legale l’eutanasia per i bambini di età inferiore ai 12 anni “che soffrono in modo insopportabile e per i quali le opzioni di cure palliative non sono sufficienti ad alleviare i sintomi”. Morte che quindi sarà procurata da altri, da persone che dietro il paravento della Scienza decideranno semplicemente arrogandosi il diritto di farlo per conto terzi, che avranno cioè potere di vita o di morte sul prossimo. “Stiamo parlando di bambini – ha aggiunto il ministro – che sono così malati che la morte è inevitabile e si prevede che moriranno presto”.

Ove, fra l’altro, stride proprio quel “prevedere” che dimostra la fallibilità di quel totem, che invece si vorrebbe infallibile, che è la scienza. Posso decidere della vita di un altro solo perché “probabilmente” quel tale non ha vita lunga? E non è la responsabilità qualcosa di schiettamente personale, non alienabile? E perché, se io sostantivizzo e sostanzializzo, e quindi rendo “oggettivo” e “misurabile ciò che per principio non lo è, cioè la qualità della vita, io devo poi fermarmi e non procedere oltre fino ad eliminare tutti coloro che non corrispondono al mio modello ideale?

L’eutanasia diventa così eugenteica. E, trasformta la dignità dell’uomo in merce scambiabile sul mercato dei valori, sorge spontanea una donanda: perché io non devo perseguire il mio modello di umanità eliminando per strada tutti coloro che possono ostacolarlo o contraddirlo? La libertà delle coscienze, predicata e affermata a parole, si converte così nel più orwelliano e distopico mondo del controllo e della “sorveglianza” totale.

Corrado Ocone, 15 aprile 2023