In occasione della pubblicazione del rapporto di Legambiente “Bilancio 2024 dell’Osservatorio Città Clima”, ci sono state diverse agenzia stampa con comunicati terrorizzanti: ne riporto qui uno, volutamente senza indicarne l’origine (si dice il peccato ma non il peccatore!):“È stato un anno nero per il clima dall’Atlantico al Pacifico, il 2024 è stato segnato da eventi estremi senza precedenti. In Italia sono stati 531, sei volte in più in un decennio”.
La prima considerazione che viene alla mente è che un aumento di 6 volte in dieci anni degli eventi estremi climatici in Italia è qualcosa che non può avere alcun senso reale! Ma al di là di considerazioni di “buon senso”, ciò che contano sono i dati. Ed i dati parlano chiaro. Basti vedere il report a cura del CNR-IRPI (Istituto di Ricerca per la Protezione Idrogeologica) sulle frane ed inondazioni in Italia dal 1951 ad oggi.
Come purtroppo ultimamente succede, bisogna saltare a piè pari il titolo (spesso anche l’abstract di articoli scientifici, alle volte scritti più per compiacere l’editore che non per presentare il vero contenuto del lavoro) ed addentrarsi nei dettagli dello scritto. Si scopre che gli eventi di frane ed inondazioni in Italia con almeno un decesso o un disperso hanno un andamento costante dal 1951 ad oggi, sia come numero di eventi che come vittime. Ci sono stati anni particolarmente nefasti come il 1951 ed il 1966 (le alluvioni del Polesine e di Firenze tra tutte) e tra i decessi non può non spiccare la tragedia del Vajont, che nulla ha a che vedere col clima. Ma negli ultimi anni non si osserva nulla di anomalo ed il recente aggiornamento del 2024 conferma la stazionarietà dei fenomeni con 14 eventi e 19 tra decessi e dispersi.
Una leggera tendenza alla crescita (niente a che vedere col fattore 6 del rapporto citato all’inizio!) si osserva invece per gli eventi geo-idrologici con generiche conseguenze sulla popolazione: viene però subito chiarito che diversi fattori potrebbero concorrere all’apparente aumento quali “la maggiore disponibilità di notizie, l’aumento dell’esposizione delle persone in aree a elevata pericolosità, l’inarrestabile consumo di suolo” e solo come ultimo elemento si cita la variazione del regime pluviometrico, presente ma certamente non in misura così marcata come spesso riportato da diversi media che amano parlare di “bombe d’acqua”.
Assai simile all’andamento visto in Italia, appare la situazione globale mostrata dai dati di EM-DAT, database internazionale dei disastri naturali, con un andamento stabile dal 2000 ad oggi (i dati relativi al 2024 sono in fase di aggiornamento ed attorno a 400 eventi, in linea con gli ultimi anni). Si sottolinea che EM-DAT raccomanda vivamente di escludere i dati precedenti al 2000 dalle analisi di andamento in quanto tali dati sono incompleti: le tecnologie a disposizione e le iniziative volte a registrare eventi estremi e disastri naturali sono migliorate moltissimo in anni recenti e questi sono i motivi del “better reporting”, come anche mostrato nel lavoro su Taylor & Francis Online.
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Non è da escludersi che problematiche simili siano alla base dell’insensato aumento riportato nella pubblicazione che ha dato origine ai fuorvianti comunicati citati all’inizio. E’ un peccato che importanti media non facciano riferimento ad un rinomato Ente Pubblico di Ricerca come il CNR o ad affidabili database internazionali, a cui si preferiscono invece report non altrettanto solidi e provenienti da associazioni che potrebbero non avere disinteresse nel generare infondati allarmismi.
Gianluca Alimonti, 2 aprile 2025
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