L'inverno si avvicina

“Evitare lunghe cotture”. La Francia piomba nell’incubo blackout

Le centrali nucleari fuori uso mettono a rischio il sistema elettrico francese. Macron nel mirino

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Per la Francia inizia un periodo d’incertezza sul fronte energetico. Il gestore della rete elettrica nazionale RTE ha annunciato pochi giorni fa il pericolo d’interruzioni di energia elettrica qualora il consumo superasse la produzione, soprattutto per i mesi di gennaio e febbraio. Ma la Francia non era nota per essere il Paese di maggiore esportazione elettrica, anche verso l’Italia? Era effettivamente così, fino a quando, l’estate scorsa più della metà delle centrali nucleari (32 su 56) ha dovuto spegnere i reattori, per problemi di corrosione agli impianti idraulici di raffreddamento. Torneranno a regime, dopo le dovute manutenzioni, nel 2025.

La Francia e il nucleare

La Francia produceva fino a poco meno di un anno fa, il 70% del proprio fabbisogno di energia elettrica, dalle centrali nucleari. E fatto curioso, utilizzava e utilizza ancora, per quelle ancora in esercizio, l’uranio arricchito lavorato in Russia, sulla base delle scorie inviate dalla Francia. Il settore della collaborazione nucleare e del riciclo dell’uranio non è stato inserito da Bruxelles nella lista delle sanzioni a Mosca. Il gruppo nucleare russo Rosatom (attuale gestore della centrale ucraina di Zaporizhzhia), controlla circa il 30%, del mercato europeo dell’arricchimento.

Tornando alla Francia, al 1 dicembre, secondo il sito ufficiale RTE, la produzione di energia nucleare era pari a 35 gigawatt, su un totale di fabbisogno di 90. Quindi l’apporto del nucleare è sceso sotto il 50%. Non producendo elettricità da gas, la Francia è costretta a importare energia elettrica da Germania e Spagna, ma con un massimo di 15GW di capacità fisica d’importazione (a condizione che non serva ai rispettivi Paesi). A questi si aggiungono l’eolico (15% a pieno regime, in presenza di vento), l’idrico e il solare (molto ridotto in inverno). Un piccolo apporto viene dato anche dal carbone, grazie alla rimessa in funzione delle centrali di Cordemais (dipartimento Loira-Atlantico) e Saint-Avold (Mosella).

Il rischio blackout

Per cui, il direttore della RTE, Xavier Piechaczyk, ha dichiarato il 1 dicembre, ai microfoni di Franceinfo, che se l’inverno sarà rigido e con assenza di vento, ci potranno essere interruzioni programmate di due ore, nelle ore di punta, tra le 8 e le 13, e tra le 18 e le 20. Saranno esclusi i servizi essenziali, ospedali, scuole, caserme dei pompieri, caserme della gendarmeria, istituti penitenziari, siti industriali a rischio o necessari alla difesa nazionale.

Sono state inviate direttive ai prefetti, per l’organizzazione della messa in sicurezza, anche dei cittadini, per esempio, per quelli necessitano di macchinari, per le cure a domicilio. Il traffico ferroviario potrebbe subire ritardi e sarebbe sconsigliato mettersi in strada, nei momenti d’interruzione, per via dei semafori spenti.

La paura dei francesi

E così, è iniziato il panico. Sulle emittenti francesi, le chiamate di chiarimento dei cittadini si susseguono. RTE ha messo a punto il sito monecowatt.fr, con il meteo del consumo elettrico, scaricabile anche via app, in cui si vede in tempo reale lo stato del consumo elettrico sulla cartina francese. Verde consumo normale, arancione, sistema elettrico sotto pressione, rosso sistema elettrico in tilt, interruzioni inevitabili, e chi si è visto, si è visto.

Nel frattempo, RTE consiglia gli eco-gesti, perentori a partire dal secondo stadio: ridurre la temperatura del termostato, limitare la produzione di acqua calda a 55 gradi, non utilizzare lavatrici e lavastoviglie, evitare le cotture lunghe sui piani elettrici o a induzione (in Francia non si usa gas per cucinare), ridurre l’illuminazione non necessaria negli appartamenti e nei condomini. E per le municipalità, ridurre l’illuminazione pubblica, limitare le ricariche elettriche nelle strade, far spegnere alle concessionarie i pannelli pubblicitari luminosi lungo i marciapiedi.

Le polemiche sulla Ville Lumière

E così infuria la polemica anche a Parigi, perché l’impresa concessionaria Clear Channel, che gestisce i panneli della Ville Lumière, è riuscita a spegnere solo 1460 pannelli dei 1630 presenti, a causa di problemi tecnici rilevati dal manutentore, JCDecaux. Secondo Anne-Marie Ducroux, presidente dell’Associazione nazionale per la protezione del cielo e degli ambienti notturni (ANPCEN), intervistata dall’emittente BMF, ogni pannello pubblicitario di due metri quadri, in funzione per 18 ore al giorno, consumerebbe annualmente, quanto una famiglia. La multa prevista, per mancato spegnimento, è di 1500 euro a pannello.

Ma un lettore di parte, sul sito di Franceinfo sbotta: “Di interruzioni di energia elettrica, ne abbiamo sempre avute, in Francia è la normalità! Dopo il martellamento del periodo covid, ecco arrivare la paura del black-out integrale della Francia”.

Friedrich Magnani, 8 dicembre 2022

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