Qui nascono i primi populisti e, un caso su tutti è la vicenda di Pim Fortuyn, fondatore di un partito liberal conservatore antiislamico, definito di estrema destra dai suoi avversari, ucciso da un estremista di sinistra il 6 maggio 2002. Qui viene indetto un referendum in cui si chiedeva se si era d’accordo per l’entrata dei Paesi Bassi nell’Unione Europea e la maggioranza ha nettamente votato per il no. Immaginate che smacco per l’ unione Europea un voto sfavorevole. Da quel momento in poi non si sono più indetti referendum e i paesi successivamente entrati non hanno più chiesto il voto di conferma, lo hanno deciso direttamente i politici, come del resto lo hanno deciso in nome degli olandesi.
Altro capitolo di discussione in Olanda è se esista una vera libertà di stampa: i giornali sono per la maggior parte in mano a grandi gruppi industriali, molto probabilmente non desiderosi di cambiare il proprio status quo, le stesse multinazionali a tassazione agevolata che rendono “tranquilla” la vita degli olandesi propugnando in gran parte la multiculturalità che garantisce nuova manodopera a basso costo, cosa di cui hanno necessariamente bisogno. Il dubbio ora è che forse a questi gruppi di potere come a molti altri gruppi di potere in Europa gioverebbe l’exit pool olandese per avvertire in anticipo: “l’Olanda ha già deciso, qui hanno perso i populisti”, loro probabilmente lo hanno già deciso, “fatevene una ragione”. Forse è solo un mio dubbio ma vorrei capire se non è solo il mio.
Massimo da Rotterdam