Extraprofitti banche, il video da far vedere a Salvini&co

Lo scambio di battute, oggi attuale, tra Roscio di Intesa San Paolo e Barletta di Arsenale alla Ripartenza

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Poco dopo la conferenza stampa di due sere fa, quando un gaudente Matteo Salvini annunciava la tassa sugli extraprofitti delle banche al posto del suo ministro Giancarlo Giorgetti, la mente è andata subito ad un siparietto avvenuto durante l’ultima Ripartenza a Bari del 7 e 8 luglio scorsi. Pochi minuti di video che se i fan dell’imposta avessero avuto il tempo di seguire, forse oggi si sarebbero ben guardati dal giudicare positivamente una norma tutt’altro che “liberale”. Come ammette oggi Salvini, infatti, il prelievo forzoso appare piuttosto un modo per “redistribuire una piccola parte” dei miliardi incassati dalle banche “senza muovere un dito”. “Una misura socialmente doverosa”, dice il leghista. Un decreto socialista, precisiamo noi.

I protagonisti di questo video sono Anna Roscio, Executive Director Sales & Marketing Imprese di Intesa Sanpaolo, e Paolo Barletta, CEO di Arsenale. Discutendo di turismo, impresa e sostegno creditizio all’industria, Barletta aveva avanzato una legittima critica al sistema bancario italiano: “Le garanzie durante il Covid sono state una cosa importantissima e hanno salvato il Paese – ha fatto notare – Però diciamo anche che le banche grazie a queste norme e a questi fondi Covid hanno fatto ottimi profitti nel corso di questi anni”. Anna Roscio rispose cortesemente ma con poche parole: “E questo è un problema?”. Come a dire: le banche, così come tutte le aziende e industrie del Paese, hanno il dovere e il diritto di fare profitti. Un principio semplice, eppure oggi quasi rivoluzionario.

Il che non significa affermare che il settore bancario nel suo insieme sia esente da errori e storture. Affatto. È fondata la critica di chi sostiene che di fronte all’aumento dei tassi da parte della Bce le banche non abbiano fatto seguire un congruo innalzamento degli interessi sui depositi. E negli anni crac e fallimenti (vedi Monte dei Paschi di Siena) non hanno sempre disegnato un quadro edificante del sistema. Qui però occorre difendere un principio: nessuno, neppure lo Stato, anzi soprattutto lo Stato, può arrogarsi il diritto di decidere quale “profitto” legittimamente prodotto da una azienda sia da considerare “extra”. E dunque tassarlo retroattivamente.

Per approfondire

Quando Draghi decise di colpire gli “extraprofitti” delle società dell’energia si disse che era l’eccezione per via della speculazione sul prezzo del gas causata dalla guerra in Ucraina. L’eccezione si è già ripetuta oggi con gli istituti di credito, “colpevoli” di aver fatto soldi a palate grazie ai rialzi dei tassi di interesse. Cosa impedirà domani al governo di turno di applicare lo stesso identico principio agli “extraprofitti” di aziende, società o partite Iva? Giuseppe Conte, raggiante, già propone di allargare il prelievo ai settori di assicurazioni, aziende farmaceutiche e belliche. Poi un giorno chissà.

Provate a immaginare. Siete un ristoratore, avete un locale di fronte al Vaticano, i vostri affari vanno alla grande e – grazie all’attrattiva di Papa Francesco sui pellegrini – nel 2023 incassate il doppio del 2022. All’improvviso il governo decide che quei guadagni sono “extra”, cioè eccessivi, e ve li tassa più del dovuto. Sareste incazzati oppure no? Cosa rispondereste? Facile. Rispondereste proprio come fatto da Anna Roscio: “Ho fatto ottimi profitti quest’anno: dove è il problema?”.

Giuseppe De Lorenzo, 9 agosto 2023

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