Esteri

La guerra in Ucraina

“Fabbriche di tank in Ucraina”. L’Occidente non si ferma più

Il produttore di armi tedesco Rheinmetall ha espresso l’intenzione di procedere alla costruzione di una fabbrica di tank in Ucraina

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Da campo di battaglia alle porte dell’Europa a colonia militare tedesca. Sarà questo il futuro che Berlino mirerà a creare per l’Ucraina, dopo che il produttore di armi tedesco Rheinmetall ha espresso l’intenzione di procedere alla costruzione di una fabbrica di carri armati sul suolo di Kiev. La notizia è stata riportata direttamente dal quotidiano Die Spiegel, il quale ha precisato che “gli alleati occidentali stanno faticosamente mettendo insieme carri armati per l’Ucraina da mesi, ma il Paese probabilmente ne ha bisogno di varie centinaia“.

Una mossa che sembra scacciare i numerosissimi dubbi che il governo Scholz aveva manifestato in sede di invio dei tank Leopard 2. Inizialmente, infatti, fu la Germania ad essere il principale bastian contrario, il grande ostacolo circa l’invio delle forniture a Zelensky, per poi successivamente edulcorare la ferma posizione, subordinando l’invio di carri armati ad una condizione: la scelta degli Stati Uniti di offrire i propri Abrams. Cosa che effettivamente avvenne.

Ora, però, si fa avanti la società per azioni tedesca: stiamo parlando della più grande industria della Germania nel campo degli armamenti. Tanto per intenderci, la stessa che costituì in larga parte l’equipaggiamento della Wehrmacht, durante la Seconda Guerra Mondiale. La mossa potrebbe avere due conseguenze essenziali.

Per approfondire:

Da una parte, sul lato ucraino, potrebbe essere lo step (forse decisivo) che comporterebbe nuove modificazioni del conflitto. Con l’invio degli Himars occidentali, ricordiamo che Kiev è riuscita a progettare la controffensiva di quest’estate, arrivando a riconquistare il 50 per cento del territorio perduto fino a quel momento. La nuova tranche di forniture dell’alleanza atlantica, unite alle produzioni dei tank della Rheinmetall, potrebbe comportare uno scenario simile, sbloccando quella fase di stallo che ormai perdura da settimane.

Dall’altra, però, l’intervento diretto in Ucraina della spa tedesca determinerebbe la produzione di armi occidentali su suolo di guerra, rischiando di rendere ancora più radioattivo il Cremlino di quanto non lo sia già oggi. Insomma, siamo dinanzi ad un’arma a doppio taglio: un grande vantaggio per Kiev, ma un rischio ulteriore che l’Occidente si addossa.

Nel frattempo, in un’ottica di ulteriore sostegno, il Pentagono ha stanziato circa 3 miliardi di dollari per acquistare munizioni all’estero dagli alleati atlantici ed aumentare la produzione interna. L’esercito statunitense sta pianificando un aumento del 500 per cento nella produzione di proiettili di artiglieria, da 15mila a 70mila al mese. Mentre l’Italia ha già disposto uno stanziamento pari a 2,7 miliardi di euro per la “costituzione, gestione e ripianamento delle scorte strategiche di munizionamento” per i prossimi 10 anni, si legge nel Documento programmatico pluriennale della Difesa.

Matteo Milanesi, 4 marzo 2023