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Perché Fabio Volo merita il Premio Strega

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Fabio Volo con il suo nuovo romanzo Una gran voglia di vivere (edito da Mondadori) a poche settimane dall’uscita nelle librerie è subito “volato” ai primissimi posti delle classifiche. La critica letteraria è stata “benevola”, come lo stesso Volo ha più volte dichiarato: non l’hanno stroncato e, su alcuni giornali ha dichiarato che “se non ci fosse invidia in Italia meriterei il Premio Strega”.

L’ilarità sui social si è subito scatenata e dobbiamo ammettere con una certa invidia. Premetto che non ho mai letto un libro di Fabio Volo, ma apprezzo Fabio Volo perché fa quello che tutti gli scrittori dovrebbero fare: vendere. Non entrerà certo nell’Empireo della Letteratura, ammetto che qualche pagina in libreria l’ho sfogliata per curiosità, ma secondo me il Premio Strega lo merita. E se non lui almeno chi ha creato le sue quarte di copertina che, dal suo esordio, sono tutte identiche. Ci vuole del genio. Autentico. La prima è quella di Esco a fare due passi (2001): “Cosa succede quando un ragazzo di ventotto anni, irrimediabilmente vittima della sindrome di Peter Pan, si mette di fronte ai temi importanti della vita? È il caso di Nico, il protagonista di questo libro: un lavoro da deejay radiofonico, un discreto successo con le donne, vive una vita spensierata e apparentemente felice. Ma si sente profondamente immaturo, un adolescente intrappolato nel corpo di un uomo e senza alcuna voglia di crescere. Con l’innocenza e la spudoratezza di un bambino, del tutto privo di inibizioni, Fabio Volo ci accompagna in un esilarante viaggio attraverso l’universo giovanile. Seguendo il proprio corpo come unica bussola, parla di sesso, canne, musica e amicizia. E riesce a mettere a nudo quella parte di noi che teniamo nascosta, con la polvere, sotto il tappeto”.

Segue È una vita che ti aspetto (2003): “Questo libro parla di Francesco che non era felice e invece poi sì. Un ragazzo di oggi, un trentenne qualunque, con un lavoro stressante, storie di sesso con ragazze diverse, la paura di restare fuori dal branco, la difficoltà di comunicare con i genitori, il rimpianto e il ricordo dell’infanzia, il rito delle canne e il mito dell’amicizia, quella vera. Un ragazzo che un giorno si accorge di esistere senza vivere davvero, e decide che così non va. Con una buona dose di coraggio e tanta autoironia affronta la depressione, l’ipocondria, il torpore esistenziale. Fabio Volo esplora con un linguaggio semplice il complesso mondo interiore di tutti e di ognuno. E racconta come nessun altro l’umorismo, le folgorazioni e le malinconie struggenti di un ragazzo normale”.

E ancora: Il giorno in più (2007): “Sveglia, caffè, tram, ufficio, palestra, pizza-cine-sesso… giornate sempre uguali, scandite da appuntamenti che, alla fine, si assomigliano tutti, persi nel cielo grigio di una metropoli che non sa più sorridere. È la vita di Giacomo, uno che non si è mai fatto troppo domande, che è andato incontro agli avvenimenti rimanendo sempre in superficie. Un giorno, però, Giacomo incontra sul tram una sconosciuta, e se la ritrova davanti il giorno dopo, e quello dopo ancora. Per mesi. E così, quelle tre fermate lungo il tragitto per andare in ufficio diventano un appuntamento importante della giornata. O meglio, diventano «l’appuntamento». Ma la sconosciuta ha un destino che la porta lontano, in un’altra città. E Giacomo? Per la prima volta decide di non rimanere in superficie, di prendersi anche il rischio di diventare ridicolo, e parte all’inseguimento di un sogno. L’amore, l’amicizia, il viaggio, i dubbi, le scelte, più una dose di gioco e sana incoscienza: questo libro ha gli ingredienti e il gusto delle pagine più riuscite di Fabio Volo. La prova esaltante di un talento narrativo che ha raggiunto la maturità senza perdere un briciolo di freschezza”.

Passiamo al 2009 con Il tempo che vorrei: “Lorenzo non sa amare, o semplicemente non sa dimostrarlo. Forse diventare grandi significa imparare ad amare e a perdonare, fare un lungo viaggio alla ricerca del tempo che abbiamo perso e che non abbiamo più. È il percorso che compie Lorenzo, un viaggio alla ricerca di sé stesso e dei suoi sentimenti, quelli più autentici, quelli più profondi. Questo libro di Fabio Volo è forse il più sentito, il più vero, e la forza di questa sincerità viene fuori in ogni pagina. Ci si ritrova spesso a ridere in momenti di travolgente ironia. Ma soprattutto ci si ritrova emozionati, magari commossi, e stupiti di quanto la vita di Lorenzo assomigli a quella di ciascuno di noi”.

Ed eccoci alla sinossi di Quando tutto inizia: “Silvia e Gabriele si incontrano in primavera, quando i vestiti sono leggeri e la vita sboccia per strada, entusiasta per aver superato un altro inverno. La prima volta che lui la vede è una vertigine. Lei non è una bellezza assoluta, immediata, abbagliante, è il suo tipo di bellezza. Gli bastano poche parole per perdere la testa: scoprire che nel mondo esiste qualcuno con cui ti capisci al volo, senza sforzo, è un piccolo miracolo, ti senti meno solo. Fuori c’è il mondo, con i suoi rumori e le sue difficoltà, ma quando stanno insieme nel suo appartamento c’è solo l’incanto: fare l’amore, parlare, essere sinceri, restare in silenzio per mettere in ordine la felicità. Fino a quando la bolla si incrina, e iniziano ad affacciarsi le domande. Si può davvero prendere una pausa dalla propria vita? Forse le persone che incontriamo ci servono per capire chi dobbiamo diventare, e le cose importanti iniziano quando tutto sembra finito. Questo libro racconta una storia d’amore, ma anche molto di più. I sentimenti sono rappresentati nelle loro sfumature e piccole articolazioni con la semplicità e l’esattezza che rendono Fabio Volo un autore unico e amatissimo dai lettori italiani. Sullo sfondo di una narrazione che trascina fino all’ultima pagina c’è la sempre più difficile scelta tra il noi e l’io, tra i sacrifici che facciamo per la nostra realizzazione personale e quelli che siamo disposti a fare per un’altra persona, per la coppia o la famiglia. La differenza di dimensione tra essere felici ed essere felici insieme”.

Ed eccoci a Una gran voglia di vivere: “Svegliarsi una mattina e non sapere più se ami ancora la donna che hai vicino, la donna con cui hai costruito una famiglia, una vita. Non sai come sia potuto accadere. Non è stato un evento, una situazione, un tradimento ad allontanarvi. È successo senza esplosione, in silenzio, lentamente, con piccoli, impercettibili passi. Un giorno, guardando l’uno verso l’altra, vi siete trovati ai lati opposti della stanza. Ed è stato difficile perfino crederci. Quello di Marco e Anna sembrava un amore in grado di mantenere le promesse. Adesso Marco non riesce a ricordare qual è stata la prima sera in cui non hanno acceso la musica, in cui non hanno aperto il vino. La prima in cui per stanchezza non l’ha accarezzata. Quando la complicità si è trasformata in competizione. Forse l’amore, come le fiamme, ha bisogno di ossigeno e sotto una campana si spegne. Forse, semplicemente, è tutto molto complicato.

Il nuovo libro di Fabio Volo è il racconto di una crisi di coppia e del viaggio, fisico e interiore, per affrontarla. Un romanzo sincero, diretto, che sa fotografare le pieghe e le piccole contraddizioni dei nostri rapporti. Una storia in cui ritrovarsi, emozionarsi e capire se esiste, a un certo punto, un modo nuovo di stare insieme”.

Ogni commento, e ogni richiamo alle analogie con le precedenti quarte copertine, sarebbero tempo sprecato: sono uguali. Mi limito a proporvi un indovinello. Domanda: cosa c’è di peggio di scrivere romanzi che gli invidiosi definiscono “scadenti”? Risposta: scrivere sempre la stessa cosa.

Gian Paolo Serino, 9 novembre 2019