Qui le opzioni sono due. O Massimo Giannini non è in grado di comprendere a fondo quando rimedia una figura di palta colossale. Oppure ci prende per scemi. Tertium non datur. Perché ieri sera, ospite a Di Martedì, di fronte al video che sbugiarda Prodi sulla tirata di capelli alla giornalista di Quarta Repubblica è riuscito nell’invidiabile magia di fare la faccia di bronzo fingendo di cadere dalle nuvole.
Breve ripasso. La sera del 22 marzo l’Ansa, ma non solo, pubblica il video della scomposta reazione di Romano Prodi alla domanda di Lavinia Orefici sul Manifesto di Ventotene. Il Professore aveva appena finito di partecipare alla presentazione del libro scritto con, appunto, Massimo Giannini. Manco il tempo di vedere i fatti da tutte le angolazioni (non una grande idea, visto che era pieno di telecamere, giornalisti e operatori), l’editorialista di Repubblica verga un tweet al vetriolo contro “i poveri sicari del giornalismo di regime” facendo un plauso alla “lezione” di Romano Prodi. A parte che una risposta così impertinente di fronte ad una banalissima domanda andava stigmatizzata, più che sostenuta. Ma Giannini non si è redento neppure quando, poche ore dopo, l’inviata di Quarta Repubblica ha raccontato di essere stata presa per i capelli dall’ex premier.
Il resto lo conoscete. Enrico Letta lancia #IoStoconRomano, le truppe cammellate dei cronisti rossi si schierano con lui, mezzo mondo dell’informazione dà di fatto della bugiarda a Lavinia Orefici sposando la clamorosa bugia di Prodi, che aveva parlato di “mano sulla spalla”. Non basta neppure il video di Quarta Repubblica a convincere i fan del Professore, che non si ricredono finché a sbugiardare lui (e loro) arrivano le telecamere di Giovanni Floris che, essendo della loro parrocchia, non può essere accusato né di essere un sicario di regime né di essersi inventato una bufala.
E torniamo a Giannini. Il quale, guarda il caso, ieri era ospite proprio a Di Martedì. Prima della ricostruzione al VAR, l’ex direttore della Stampa, mostrando una colossale faccia di bronzo, riesce a criticare (giustamente) gli insulti di Donzelli al cronista del Fatto Quotidiano affermando che il compito della “libera informazione” è quello di “fare domande, molto spesso scomode”. Come, scusa? Cioè: se Giacomo Salvini pone quesiti a Donzelli fa il suo mestiere mentre se Lavinia Orefici fa altrettanto con Prodi diventa “un sicario di regime”? E un “pezzo di m**” sarebbe più “aggressivo e intollerante” di una tirata di capelli con tanto di lezioncina paternalista del Professore?
Interpellato da Floris, di fronte all’evidenza, Giannini è stato costretto ad ammettere il “gesto sgradevole” dell’ex premier. “Prodi non doveva farlo: io penso derivi dalla sua età, è un professore di 85 anni abituato ad un certo paternalismo e in qualche caso anche ad un notevole pedagogismo”. Nessuna violenza ma “non lo devi fare”. Bene, bravo, bis. Ci saremmo aspettati però un piccolo mea culpa. Dire qualcosa tipo: anche noi ci siamo sbagliati, abbiamo accusato Lavinia Orefici di essere un “sicario” di non si sa bene chi e, forse non Giannini ma tanti suoi colleghi sì, di essere anche una mezza bugiarda e di essersi inventata tutto.
Non l’ha fatto. E non tanto per la sfacciataggine di cui sopra. Ma per la convinzione un tantino presuntuosa di essere gli unici in grado di fare bene il mestiere di giornalista. “Quelle domande avevano un chiaro sapore provocatorio”, sostiene infatti Giannini, come se solo le sue fossero intelligenti e ben poste. “Quella cronista, suo malgrado, è stata inviata alla presentazione di un libro esattamente con questo obiettivo: provocarlo ancora una volta su una cosa che aveva già innescato una reazione furibonda del Pd”. Ragionamento che, ci sia permesso dirlo, appare ancor più offensivo nei confronti della Orefici di cui si sta mettendo in dubbio la capacità di autonomia decisionale nel fare il suo mestiere.
Non solo. Perché Giannini stamattina ha pure pubblicato un podcast sul “caso Prodi” (registrato prima o dopo la prova video?) in cui parlando della tirata di capelli usa il termine “avrebbe”. Di più: sostiene che Quarta Repubblica “ha creduto di mostrare con un altro video” la tirata di capelli. Come, scusa? Hanno creduto di mostrare? Sia chiaro: i frame e i video di QR, o quello di Agorà, erano già abbastanza chiari. Ma dopo aver visto il filmato di Di Martedì forse Giannini avrebbe dovuto chiamare in redazione per chiedere di bloccare la pubblicazione dell’episodio del podcast o almeno di tagliarne un pezzetto. Oppure ci state dicendo che con Prodi l’evidenza non vale?
Ps: nessuno, dicasi nessuno, che ieri sera abbia fatto notare non tanto la tirata di capelli (a cui, ormai, solo loro non credevano) ma il fatto che Prodi abbia mentito spudoratamente.
Giuseppe De Lorenzo, 26 marzo 2025
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