Stando a questa notizia, Facebook dovrebbe pubblicare mensilmente dei report, riportando i dettagli dei reclami e delle azioni intraprese al riguardo. Verso fine maggio 2021, Facebook ha segnalato alcune pagine in modo permanente per aver diffuso delle notizie sul covid creato in laboratorio, salvo poi fare retromarcia seguendo, come riporta Repubblica, la decisione della Casa Bianca di ordinare indagini approfondite all’origine del coronavirus.
Questo bug ci dice che esiste una forma di censura, che è in grado di colpire milioni o miliardi di persone in tutto il mondo e di far passare questa o quella posizione. A tal proposito, in tanti pensano che Facebook sia una piattaforma privata e che possa decidere che cosa fare da un momento all’altro, anche senza avvisare nessuno. In un terreno che non è più privato, non puoi dire che si tratta di una piattaforma privata. Così come non lo potrebbe fare Google, non dovrebbe poterlo fare neanche Facebook o qualsiasi altro social che ha un impatto così rilevante sulle nostre vite.
Ma davvero per queste persone un’azienda di queste dimensioni può governare senza dire niente a nessuno?
Queste anomalie ci dicono molto sull’algoritmo e ci pongono ancora più interrogativi: i social possono essere sciolti da ogni legge? A mio parere, no. In un territorio di interesse collettivo, Facebook dovrebbe capire che ci sono migliaia di persone che lavorano e guadagnano onestamente e anche la più piccola decisione può stravolgere la loro vita. Qui non stiamo parlando di inventarci le notizie o creare siti di bufale che avevano dei nomi molto simili ai grandi giornali e che era giusto venissero chiusi, ma di un algoritmo che decide sulla nostra libertà d’espressione: che sia di destra o di sinistra non importa. Dall’oggi al domani potresti ritrovarti senza un profilo su cui scrivere, potresti non avere la possibilità di gestire la pagina della tua associazione o condividere link per tot tempo.
Altra cosa su cui riflettere: questi che si spellano le mani nel vedere bannato qualcuno che non la pensa come loro, sarebbero contenti se la censura funzionasse al contrario? Se l’indomani venisse bannato il loro influencer di riferimento che ha espresso una normalissima opinione su un fatto d’attualità o di politica? Non credo.
Mattia Chiaruttini, 4 luglio 2021