Duro scontro a distanza tra Daniele Capezzone e Toni Capuozzo. A margine dell’intervista di Quarta Repubblica al viceministro degli Esteri dell’Ucraina, Emine Dzhaparova, l’ex inviato di guerra e il giornalista de La Verità si sono pizzicati a distanza sulla strage di Bucha.
Tutto inizia dopo le tre domande che Capezzone rivolge alla politica ucraina. Domande che Capuozzo sembra non apprezzare (“Forse al viceministro abbiamo fatto domande troppo cattive e irriguardose”, dice in tono sarcastico). A quel punto, il giornalista chiede la parola e scocca il suo affondo. “Toni Capuozzo sa quanto lo stimo e metto la mano sul fuoco sulla sua onestà intellettuale – premette Capezzone – però perdonami: non prenderci per smemorati. Tu in questo studio facevi di fatto appelli alla resa, hai parlato di Bucha come di una messinscena e adesso ti preoccupi del fatto che qualcuno aiuti gli ucraini?”.
Il tema è noto ai lettori di questa Zuppa. Capuozzo si è sempre posto delle domande non sul fatto che i russi abbiano commesso o meno dei crimini, quello appare appurato dalla scoperta delle fosse comuni cariche di corpi di civili. Ma sulle immagini pubblicate nei primi giorni dai media occidentali. Ovvero quelle foto e quei video che, a detta dello stesso presidente Zelensky, hanno cambiato il corso della guerra e allontanato ogni possibilità di negoziato tra la Russia e l’Ucraina. Capuozzo, per dire, si chiedeva come mai quei corpi fossero da tanti giorni ancora in strada nonostante l’esistenza di fosse comuni. E per quale motivo alcuni di loro portavano la fascia bianca al braccio che indica la scelta di campo dei filorussi. Possibile si trattasse dell’effetto della missione di “pulizia” dei collaborazionisti annunciata qualche giorno prima da parte delle forze speciali ucraine?
Domande, nulla di più. E infatti l’affondo di Capezzone fa scattare i nervi a Capuozzo. “Questo non è leale, non puoi dire una falsità”, dice l’ex inviato di guerra. “Hai usato la parola messinscena”, insiste Capezzone. Il quale ricorda ai telespettatori il nuovo video del New York Times in cui si vede un gruppo di civili portato a morire da due soldati russi. “Tutti abbiamo ascoltato le domande, che sono il cuore del giornalismo – aggiunge il giornalista del La Verità – Ma quando uno usa la parola ‘messinscena’, usata dai ministeri del Cremlino, di fronte alle testimonianze di tutti i superstiti, ai reportage dei fotografi e dei giornalisti, alle intercettazioni dei servizi tedeschi”. Poi l’affondo: “Mettiamo a verbale che c’è chi usava la parola messinscena e chi la parola strage. Perché qui non siamo tutti uguali: nelle opinioni e nelle scelte di campo”. Per Capuozzo, però, si tratta di “falsità”.