Fan di Canfora rassegnatevi: il vostro è delirio allo stato puro

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canfora meloni

“La storia non si querela, ma si studia” continuano a ripetere come un mantra i canforiani indignati per la denuncia sporta da Giorgia Meloni contro il loro beniamino, quel Luciano Canfora reo di aver apostrofato la leader di Fratelli d’Italia come una “neonazista nell’animo”. E non solo. Perché a margine dello stesso incontro, tenutosi lo scorso 11 aprile 2022 al liceo “Enrico Fermi” di Bari, sembrerebbe che il professore barese abbia utilizzato altri termini alquanto dispregiativi, quali “poveretta” o “mentecatta”, riferendosi alla Meloni. Non esattamente ciò che ci si aspetterebbe da un uomo di ottant’anni di un certo livello culturale nei confronti di una donna.

E adesso che il Tribunale di Bari ha disposto per Luciano Canfora il rinvio a giudizio, tutta la galassia post comunista in blocco, con in testa Anpi e Cgil, alza le barricate in difesa del filologo, invocando il “diritto di critica politica”. Come se offendere pubblicamente il prossimo, peraltro davanti a una folta platea di adolescenti, potesse essere considerato critica politica (come peraltro sostenuto da Michele Laforgia, difensore di Canfora e fedelissimo di Giuseppe Conte, già indicato dai pentastellati come candidato sindaco per il capoluogo pugliese).

Di più: perché all’interno del fan club dei canforiani devoti, oltre a reclamare a gran voce il diritto di critica, ci si appella finanche alla storia pur di correre in soccorso dell’amatissimo beniamino in difficoltà. Dall’alto di una mai sopita presunzione di superiorità intellettuale, i post comunisti continuano ad elargire lezioni, ora di storia, ora di libertà, probabilmente incuranti del fatto di non poter fare né l’uno né l’altro. Trincerarsi dietro la libertà di espressione è infatti, in questo caso, un esercizio fuorviante e assai pretestuoso. Perchè Luciano Canfora non si è soltanto limitato ad esprimere una semplice opinione politica, ma è andato ben oltre, apostrofando Giorgia Meloni con offese ed epiteti ingiuriosi. E laddove i rossi lo ignorassero, offendere l’altro non rientra ancora tra le libertà costituzionalmente riconosciute.

In quanto alla storia (da essi stessi a più riprese richiamata), anche in tal caso gli illuminati “compagni di Canfora” dimostrano di possedere una dilagante ignoranza. Accostare Giorgia Meloni non solo al fascismo, ma addirittura al nazismo, non può essere considerata una realtà storica, ma delirio allo stato puro. La prova provata che la tesi sostenuta dai canforiani d’Italia è figlia di un mix letale di malafede, faziosità e incultura. Per intenderci, sarebbe un pò come etichettare quali “stalinisti” tutti coloro i quali orbitino in qualche modo attorno al centrosinistra. Follia. Ovviamente, ciò non può valere per Luciano Canfora, fiero stalinista per sua stessa ammissione. E non serve aggiungere altro.

Salvatore Di Bartolo, 19 aprile 2024

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