Cronaca

La guerra in Medio Oriente

“Fare pressioni su Israele”. La guerra a Gaza secondo Rula Jebreal

Ieri è stata la sera di Rula Jebreal. La giornalista israelo-palestinese parla dopo una settimana dal massacro di Hamas in Israele e lo fa in una intervista rilasciata a In Onda su La7. Nessun confronto in studio, solo alcune domande da parte di Luca Telese e Marianna Aprile in studio.

La giornalista, che ha sentito un medico a Gaza, racconta di come nella Striscia non sarebbero in grado né di evacuare né di scappare dalla città con i malati. Mancano acqua, cibo, non si riesce a dissotterrare i morti sotto le macerie e la paura è che si possano diffondere delle malattie. “La paura di tanti palestinesi è che questa ‘deportazione forzata’” possa portare “ad una catastrofe” e che rischia di trasformarli in profughi perenni senza uno Stato o uno spazio da abitare. “Molti che ho sentito hanno protestato contro Hamas – dice la giornalista – odiano Hamas, e la loro paura è che cadiamo nella trappola di Hamas perché la comunità internazionale non sta facendo nulla per mettere pressione su Israele per evitare bombardamenti indiscriminati. Temono una pulizia etnica vera e propria”.

Secondo Rula, “tanti voci palestinesi hanno condannato Hamas senza se e senza ma”. E lo fai lei stessa: “Quello che ha fatto è inaccettabile, una atrocità, un crimine di guerra. Ma condanno anche il fatto che non vediamo la reazione dei palestinesi. Hamas ha chiamato per una rivolta popolare di venerdì e nessuno l’ha ascoltata. I palestinesi l’hanno ignorata”. La giornalista assicura che i terroristi sarebbero “il prodotto della mancanza di prospettiva politica”: “Chi dice che nei territori occupati i palestinesi vivevano meglio, forse non si rende conto che nell’ultimo anno sono stati uccisi 300 palestinesi, di cui la maggioranza bambini – attacca Jebreal – E sono stati bruciati diversi villaggi”.

Jebreal capisce “la rabbia, il dolore e la paura” di Israele, ma “abbiamo bisogno di risposte legali e ancorate nel diritto internazionale”. “Questa è la quinta guerra in 17 anni e i palestinesi vivono sotto occupazione militare da 57 anni”, dunque la soluzione sarebbe “dividere” i terroristi dalla popolazione non combattente. Il rischio di un’invasione di Gaza? Che queste due anime si fondino. “Se noi non diamo ai palestinesi libertà, dignità e un processo politico moderato che gli dà sovranità”, rischiamo che la guerra arrivi “in Europa”.

Di fronte alle parole di Giuliano Ferrara, che dalla piazza pro-Israele chiedeva di “liberare Gaza” da Hamas “a tutti i costi”, Rula Jebreal reagisce. “Radere al suolo Gaza porta all’uccisione di milioni di persone – dice – Vorrei ricordarvi che Putin ha applicato questa politica in Cecenia e Assad, il dittatore Siriano, ha fatto lo stesso ad Aleppo. Se il nostro standard è quello che fanno Assad o Putin allora il diritto internazionale è una farsa”.

“In questo momento hai due popoli traumatizzati profondamente – insiste Rula – Uno per la memoria dell’olocausto, l’altro per la pulizia etnica portata avanti guerra dopo guerra. Entrambi hanno disumanizzato l’uno e l’altro. Abbiamo bisogno della comunità internazionale che faccia pressione sulla parte forte del conflitto”, cioè Israele. La sua colpa? Essere lo Stato più forte del Medio Oriente. “Hamas ha fatto un attentato orribile, mostruoso. Ma nello stesso tempo non dobbiamo perdere di vista la differenza di forza in questo campo. Dobbiamo rafforzare i palestinesi e distruggere l’ideologia di Hamas dando sovranità, libertà e dignità ai palestinesi. Altrimenti sentiremo ancora mamme piangere i loro figli…”. Jebreal è “angosciata” da cosa potrebbe succedere, anche in Europa, se “non fermiamo i massacri a Gaza”.

Una posizione che non è affatto piaciuta a Claudio Cerasa, direttore del Foglio, che da giorni si schiera al fianco di Tel Aviv. “Mi ha colpito dell’intervento precedente il fatto che non ho sentito una sola parola per ricordare quanto siano pericolosi i terroristi per la sicurezza mondiale e per il fatto che gli ebrei vengono uccisi in quanto ebrei. Ho sentito il tentativo di far passare Hamas per la parte debole e Israele la parte più forte”.