Arricchirsi con onore è il titolo di un libretto godibilissimo scritto nel 1458 – sì, avete letto bene – da Benedetto Cotrugli, mercante, imprenditore, filosofo e umanista, come si legge nella quarta di copertina del testo a cura di Alessandro Wagner uscito quest’anno da Rizzoli.
L’introduzione è consegnata a Brunello Cucinelli, imprenditore che molti definiscono illuminato, certamente di grande successo, ma che purtroppo paragona il nostro povero Cotrugli «ai socialisti visionari dell’Ottocento». Mah.
Cotrugli scrive un libretto in lingua volgare perché possa essere letto da tutti e perché possa finalmente sdoganare il commercio come attività lecita, e ottima per il prosperare di una nazione. Direi che con trecento anni di anticipo, rispetto ad Adam Smith (altro che socialisti ottocenteschi) il nostro mercante ci spiega la forza del commercio, le regole per farlo bene, e i suoi cardini operativi. Ai suoi tempi, tanto per capire di cosa stiamo parlando, l’«arte della mercatura» non è da tutti. È esclusa per i nobili e i gentiluomini, che potrebbero approfittare della propria riguardevole posizione sociale, è off limits ovviamente alle persone legate al Sacro e ai cosiddetti inabili, che non hanno caratteristiche accettabili o che vogliono vendere merci indisponibili. Si tratta in fondo di una prima elaborazione di un codice soggettivo per l’esercizio della professione.
Ma ai nostri fini ben più interessanti si rivelano le «Quindici regole d’oro per arricchirsi con onore». La prima regola è scegliere il luogo adatto. Vi sembrerà una banalità. Ma sentite cosa si scriveva più di 500 anni fa: «Ma soprattutto le attività andrebbero avviate in luoghi in cui vi sia certezza delle leggi e in cui l’amministrazione della giustizia è rapida ed efficiente, perché per un mercante sono una difficoltà non da poco le dispute tra giuristi, nemici della sua borsa, e perché le cose mercantili necessitano di rapidità di attuazione». Sembra il programma elettorale di uno qualsiasi dei partiti di oggi. Il mercante deve confidare solo in sé stesso, ma deve sempre essere pronto al sacrificio, deve perseguire la qualità e sapere accontentarsi: «In generale tutti quelli che vogliono arricchirsi velocemente sono pericolosissimi: se vuoi diventare ricco, vivi a lungo e guadagna poco per volta, perché altrimenti sono tutte parole vane».
Ci sono pagine straordinarie che testimoniano la cultura commerciale di un Paese che di fatto ha inventato il commercio e la tenuta dei suoi conti. C’è un paragrafo sulla predisposizione del libro giornale e di quello mastro. C’è un capitolo sulla conoscenza del cambio. E, come si nota nella bella appendice, a Cotrugli si deve la primogenitura del termine «partita doppia». Un libretto agile e molto interessante che ci porta in un’altra epoca, in cui il mondo girava intorno alle cose italiane, e nel quale chi voleva divulgare doveva farlo in italiano.
Nicola Porro, Il Giornale 25 novembre 2018