Salvini, Civati, Montanari, e chissà quanti altri tutti lesti a twittare su Fedez in politica. Uno vorrebbe un confronto, l’altro non ci vede nulla di male, il terzo dice che ha visione politica, altri gli dicono di farsi un partito, qualcuna evoca i nani e le ballerine. Molti gli indignati, i rassegnati, i basiti, gli sgomenti e gli sgamati che evocano operazioni di marketing o il lancio del nuovo disco. Insomma una noia infinita di banalità, rancore e politicamente corretto, francamente incomprensibile nel Paese che ha visto Cicciolina, Gerry Scotti e Franca Rame in Parlamento, Giuseppe Conte Presidente del Consiglio in rappresentanza del movimento del vaffanculo, e che stoicamente sopporta il ridicolo mandando in giro Luigi Di Maio come Ministro degli Esteri.
Intanto articoli sui quotidiani chiedono leggi per regolare gli influencer in politica, perché a quanto sembra sarà Fedez il problema, o sua moglie o la loro influenza social o la loro ricchezza o i tatuaggi, o tutto questo insieme a farci temere per la tenuta democratica, in un Paese che ha saputo resistere alle Mani Pulite di Di Pietro ed ai vaffa di Grillo.
Beh io invece non vedo l’ora, si non vedo l’ora, dopo le elezioni del 2023 di trovarmi un Fedez in grisaglia di Cenci, cravatta Marinella ed aria trafelata, lasciare il palazzo dei gruppi parlamentari per raggiungere il Quirinale, con decine di giornalisti alla ricerca di una dichiarazione, per conferire con il Presidente Berlusconi e uscire dicendo “il Confronto con il Presidente è stato franco e intenso, lui ben conosce le ragioni che impediscono al gruppo parlamentare che rappresento di dare la nostra fiducia al governo xxxx, ma ho assicurato al Presidente un’opposizione critica e costruttiva….”, perché sono certo che Fedez sia più intelligente degli incapaci grillini, che hanno impiegato una legislatura per capire come gira la politica.
Ma in attesa di vedere i manifesti, perché Fedez ci stupirà con una campagna tutta comizi e manifesti mentre la moglie si occuperà dei social, ho cercato di trovare nei testi delle sue canzoni le basi teoriche del suo impegno in politica e da libertario un poco incline verso l’anarchia, non sono troppo deluso.
Alza la testa. Un inno alla libertà individuale ed alla forza di andare avanti
Nascosti dietro un vetro vi sentite più contenti
non si fanno passi indietro soprattutto coi potenti
ti hanno detto sull’attenti
ti hanno chiesto i documenti
ti hanno rotto quattro costole e scheggiato quattro denti
ti hanno preso e ti han pestato
ma ti sei sempre rialzato
la rivolta è il linguaggio di chi non è mai ascoltato
mai forte con i deboli mai debole coi forti
ci maltrattano da vivi per poi piangerci da morti
tu sei come tutti noi
sai che puoi
il mondo è tuo e non loro
Non sono un partito. Testo premonitore e vagamente edipico dove la metaforica uccisione del padre sarà rappresentata dalla nascita del suo partito.
Dalla marcia su Roma
fino al marcio su Roma
c’è solo un MoVimento che va avanti
all’infinito.
No! Per voi non ci sarò!
Io non sono partito.
Un partito non ce l’ho
Io non sono partito.
Un partito non ce l’ho
Pop-hoolista. Cinico e disilluso dimostra di conoscere bene i suoi elettori.
L’italiano è così individualista,
che sta diventando come un attaccante del calcio balilla,
che non ha mai visto in faccia i suoi compagni di squadra.
Ma in fondo per noi l’importante è precipitare.
L’italiano batte le mani
quando il suo aereo atterra,
ma non batte ciglio
quando il paese affonda.
L’italiano fa casino
durante il minuto di silenzio,
ma poi sta in silenzio per anni quando dovrebbe far casino.
L’italiano per protestare in piazza
aspetta che ci sia il sole,
il bollettino meteo
guiderà la rivoluzione…
Nelle foto segnaletiche dei fuorilegge,
una volta c’era scritto wanted,
ora invece sotto quelle foto,
ci trovi scritto votami.
Il tuo paese ti ha allattato,
fin da quando eri neonato,
ma poi ti ha lasciato in strada
parzialmente stremato.
Viva l’Iva. Pronto alla rivoluzione fiscale, da partita IVA ha ben compreso che l’Italia non è un paese per imprenditori.
Rubi il mio fatturato
Ma qui non è reato
Perché tu sei lo Stato
Mi rubi il fatturato
Quando arrivo a fine anno tutto quello che guadagno noi dobbiamo fare a metà
Il lavoro non ha prezzo forse vale quanto il pizzo mi domando io che senso ha
Sono tutti tristi, imprenditori artisti, noi poveri cristi, per loro non esisti
Sopra i conti in banca come equilibristi
L’Italia è una Repubblica salvo imprevisti
Cominciamo a dire che in Italia nasci indebitato
Sarò sincero a me Fedez sta simpatico e mi divertirebbe conoscerlo ma sicuramente, dopo averlo ascoltato per scrivere questo stupido articoletto, mi sono convinto di una cosa: se Fedez davvero entrasse in politica, la cosa migliore sarebbe la speranza della sua uscita dalla musica. Que Viva Fedez.
Antonio De Filippi, 12 novembre 2021