Politica

Fate schifo

La manifestazione delle opposizioni per le dimissioni di Toti, con Schlein, Conte e Fratoianni, racconta la pochezza della classe politica italiana

manifestazione giovanni toti

Ci sono tanti buoni motivi per combattere contro un presidente di Regione che non piace. Si possono contestarne le politiche, le scelte amministrative, financo l’ideologia. Difendendo il diritto all’odio, è lecito pure provare un sentimento di tale avversione per Giovanni Toti da sperare il peggio possibile per lui e i suoi cari. Ma solo gli sciacalli in politica ballano sulle disgrazie giudiziarie. E purtroppo l’Italia è piena di canidi lupini con vizio di cibarsi delle carogne altrui.

Scusate i termini non proprio concilianti. Ma l’immagine dei leader della sinistra unita sotto il palazzo della Regione Liguria per chiedere le dimissioni di Toti provoca un incontenibile ribollire di vergogna. Se non proprio di schifo. Perché se Elly Schlein, Giuseppe Conte, Angelo Bonelli e Nicola Fratoianni, che sono divisi su tutto, dalle politiche sociali al posizionamento estero, dall’Ucraina all’Europa, riescono a unirsi solo su un palco giustizialista, allora vien da dire che negli ultimi trenta anni siano cambiati i volti ma non i vizi di fondo. Che gli eredi degli anti-Berlusconi abbiano perso Berlusconi ma non il piacere di sfruttare la magistratura per tentare di raggiungere ciò che con la democrazia non riescono ad ottenere: il potere.

E attenzione: non ne facciamo un discorso di posizionamento culturale. Giovanni Toti sarà anche di centrodestra, ma su questo sito abbiamo difeso con le unghie e con i denti anche Antonio Decaro e la sua giunta dagli attacchi sguaiati della maggioranza, ritenendo che prima di condannare un politico alla dannazione eterna occorra almeno attendere il primo grado di giudizio. E se fossimo un Paese normale, anche la sentenza definitiva.

Ma purtroppo un Paese normale non siamo. Siamo l’Italia dove un innocente fino a prova contraria viene tenuto ai domiciliari, e arrestato una seconda volta in differita, costretto dai giudici alle dimissioni per ottenere la libertà, mentre l’assassino di un carabiniere dopo meno di cinque anni di prigione ottiene già l’autorizzazione a scontare la pena sotto il sole di Fregene. E siamo anche il Paese in cui, è notizia di ieri, uno stupratore pizzicato in flagranza di reato viene denunciato a piede libero – a piede libero – nonostante abbia alle spalle altre denunce per reati simili. Ci preoccupiamo che Toti reiteri una presunta (e molto improbabile) corruzione ma lasciamo in libertà un potenziale violentatore. Ha senso?

Risposta: no. Ma non ha senso neppure quanto affermato ieri da Conte e Schlein dal palco di Genova, due leader manettari ma che un po’ si vergognano di esserlo. Grillo, almeno, ne faceva motivo di vanto. “Ci accusano di essere forcaioli – ha detto Giuseppi sul palco – Ma qui stasera non c’è nessuna forca, solo l’invocazione della nostra Costituzione”. “Tutti garantisti – gli ha fatto eco Elly – ma con ormai due accuse di questa gravità e entità, è chiaro che l’effetto è la paralisi della regione”. Qualcuno spieghi loro che “la nostra Costituzione” considera Toti innocente e dunque legittimato a governare. Se ritengono che la Liguria sia “paralizzata” dalla sua detenzione, si uniscano al coro di chi ne chiede la liberazione. Essendo le ordinanze che lo inchiodano ai domiciliari “incomprensibili” (Nordio dixit) ed esagerate.

Per non abbandonarci alla disperazione, due note positive sulla manifestazioni di ieri vanno sottolineate. La prima la suona Riccardo Magi, che s’è rifiutato di partecipare alla ignobile sfilata manettara, convinto che “ci sono tante buone ragioni politiche per attaccare frontalmente Toti” ma “sono convinto non faccia bene alla democrazia spostare lo scontro politico sul terreno giudiziario: se Toti dovesse essere assolto dalle accuse non vorrei trovarmi ad avere tratto un vantaggio politico grazie a un’inchiesta infondata”. La seconda riguarda l’immagina che pubblichiamo come copertina: tre grandi leader della sinistra non sono neppure riusciti a riempire la piccola piazza. Un flop totale. Per fortuna gli sciacalli non fanno branco.

Giuseppe De Lorenzo, 19 luglio 2024

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