Politica

Fazio-Annunziata, c’è il trucco: la strategia dietro le dimissioni

Due addii in pochi giorni, quelli di Fabio Fazio e Lucia Annunziata dalla Rai. Qual è il vero obiettivo delle dimissioni

Due colpi in pochi giorni. L’avvento del governo Meloni ha portato Fabio Fazio e Lucia Annunziata ad abbandonare la Rai rispettivamente dopo 20 e 30 anni. Le ragioni stanno proprio alla base del cambio di casacca di Palazzo Chigi, dopo dieci anni di governi tecnici e di centrosinistra. Esatto, dopo che la Rai per lungo tempo è stata la grancassa dell’intellighenzia di sinistra, ora è la destra ad essere accusata di egemonia culturale. Come se i mutamenti nella tv pubblica, fondati sulla linea politica dell’esecutivo, non fossero mai avvenuti.

Gli addii di Fazio e Annunziata

Lo ha fatto chiaro e tondo, stamattina su La Repubblica, Francesco Bei, secondo il quale il centrodestra italiano avrebbe in mano da 25 anni – cioè dalla discesa in capo di Silvio Berlusconi – i canali e le reti di informazione. Un orientamento particolarmente soggettivo, visto che proprio i giornalisti Fazio e Annunziata – non proprio dei liberali o conservatori, diciamo – hanno rappresentato una costante nei palinsesti degli ultimi decenni della televisione pubblica.

Ora, la conduttrice di Mezz’ora in Più si è lasciata andare ad un lungo piagnisteo, dove le cause delle sue dimissioni deriverebbero dal fatto che non condivida nulla di ciò che sta facendo l’esecutivo di Giorgia Meloni. E allora, una domanda sorge quasi spontanea: un lavoratore del mondo della comunicazione non dovrebbe rimanere in Rai soprattutto quando, a Palazzo Chigi, c’è un governo di segno opposto rispetto al proprio? Lo ha esplicitato chiaramente Fiorello, che ha lanciato una vera e propria stoccata all’Annunziata: “Se non condividi nulla di questo governo, dovevi rimanere per lottare”. E invece la strada percorsa è stata quella delle dimissioni, uscendo dalla “prigione politica” delle nuove nomine di Giorgia Meloni.

Per approfondire:

La strategia

Ma attenzione: non c’è nessuna egemonia culturale della destra e nessun pericolo “autoritarismo” nelle nomine della Rai. Rimane solamente il solito, costante e continuo vittimismo di giornalisti pronti ad utilizzare la loro esclusione come spada di Damocle contro l’esecutivo, nel tentativo di figurarlo come illiberale e autoritario. Un caso stran0, soprattutto per Lucia Annunziata, visto che nei giorni scorsi il Cda aveva dato via libera ad un’altra stagione di Mezz’ora in Più.

La realtà è un’altra: la composizione dei palinsesti Rai dipende sempre dal colore dell’esecutivo, indipendentemente dal fatto che sia di destra o di sinistra. È stato fatto dal governo Renzi, per esempio, ed è stato fatto dal centrodestra, senza che questo rimanga l’ultimo caso. Al contrario, rimane solo l’ipocrisia di chi utilizza le proprie dimissioni come fossero una battaglia politica. I cittadini italiani se ne faranno una ragione.