Affidare a Fabio Fazio, dopo il fallimento dello scorso anno su Rai1, la prima serata della domenica di Rai2 è la “novità” più osannata dai soliti radical flop. Dopo più di 1000 puntate e oltre 3500 ospiti la sua ricetta da tv da Mulino Bianco è sempre quella: rifilarci le solite merendine perché “la morale è sempre quella fai merenda con Girella”. E con la sua Girella sin dalla prima puntata fa buoni ascolti per Rai2 (ma doppiato da Rai1 dalla serie tv Imma Tataranni, la “Montalbano al femminile”, in sintesi: inguardabile) ripropone sempre i soliti “Grandi Giusti” che da anni sono dalla parte della (auto)ragione trovandosi un intervistatore che non fa il suo mestiere.
Fazio non intervista: si inchina. Ed eccolo riproporre Gino Strada, che ormai ha trovato la via della ragione obliterata e obbligata a tutti i costi, se non sei d’accordo con lui sei “disumano”; Federica Pellegrini in versione fetish con sandalo tacco 12 per far alzare non solo gli ascolti mentre fa finta di emozionarsi davanti alle tante medaglie d’oro come se non le bastassero le nuotate tra le pubblicità di cui è testimonial; poi tocca a Michela Murgia, la scrittrice che interpreta ogni sua apparizione mediatica come una vendita porta a porta dei suoi nuovi libri mascherata da paladina del femminismo di sinistra ed è ormai entrata nei panni di un Saviano extra-large: qualsiasi polemica pur di cercare pubblicità al proprio fatturato. E pensare che sino a qualche anno fa lottava per l’indipendenza della Sardegna, mentre ormai da anni vive in…continente avendo scoperto come il rifugio isolano dei suoi libri la tenga troppo lontana dal suo business. Eppure far parlare di libri la Murgia è come affidare a Totò Riina una classe di bambini per insegnare loro a leggere attraverso i pizzini.
Immancabile anche Carlo Cottarelli che ormai dà i numeri anche con se stesso con teorie economiche che sono sempre rimaste tali e mai attuate. Per par condicio non possono mancare, tra gli ospiti Mahmood e Miss Italia: per sottolineare come “Che tempo che fa” sia l’unica vera oasi del politicamente corretto: il cantante nato in Italia da padre egiziano che può felicemente convivere con una Miss Italia scansionata centimetro per centimetro dalle telecamere.
Ma Fabio Fazio non era tra quelli che lottavano contro lo sfruttamento del “corpo delle donne”?
Tra gli ospiti il solito Marzullo, a un anno dalla pensione appare sfinito, anche dalle sue domande che forse ha iniziato a rivolgere a se stesso. Unico a brillare il genio di Nino Frassica che non le manda a dire nemmeno allo stesso Fabio Fazio che nel frattempo su Twitter è impegnato a rispondere a un telespettatore che lo contesta: “Io lavoro, pago le tasse e faccio guadagnare la mia azienda”. Una risposta rimossa quasi subito, anche perché lo stesso Fazio si sarà ricordato che lo scorso anno su Rai1 ha preteso di far raddoppiare il suo studio perdendosi poi in un flop clamoroso di ascolti.
La mancanza di Roberto Saviano degnamente sostituito da Luciana Littizzetto che dopo mesi cerca di far ridere con la storia di Salvini al Papeete: una storia che ormai è entrata anche tra le barzellette dei peggiori bar di Caracas. A completare la trasmissione di stampo democristiano anche il solito Fabio Rovazzi, il “comico” perfettamente omologato e “l’elegante presenza di Filippa Lagerbåck”.
Ed è proprio la Lagerback a farci comprendere a pieno la televisione di Fabio Fazio: riportare in tv l’annunciatrice silenziosa che viene pagata soltanto per annunciare gli ospiti con il solito “Oggi è qui con noi…”. Ma perché dobbiamo pagarla?
Il canone lo paghiamo noi e perché da anni dobbiamo stipendiare la Lagerbåck? Piuttosto meglio riesumare “Portobello” che alla fine era più loquace, simpatico e soprattutto ci costava meno.
Gian Paolo Serino