Questo è un Cameo sperimentale dedicato al “Piano Fca per l’Italia 2019-2021”. Premetto: nessuna analisi originale, solo la lettura ragionata dei principali giornali, cartacei e digitali. La notizia tramessaci è questa: Fca investirà nel triennio 5 miliardi in 13 nuovi modelli o restyling di modelli esistenti negli impianti italiani. Nascerà la 500 elettrica, pardon full electric, e verrà prodotta a Mirafiori a partire da inizio 2020, 50.000 pezzi a regime. Quindi c’è l’elencazione di tutti i progetti e la loro collocazione nei pochi stabilimenti italiani rimasti in vita. Viene garantita la piena occupazione entro il 2021.
Questo è un Cameo sperimentale perché nella sua impostazione e stesura c’è il contributo di un giovane torinese con il quale, per un paio di giorni, abbiamo creato una joint venture intellettuale, proprio per scriverlo insieme. XX è il figlio trentacinquenne di un vecchio amico, già altissimo dirigente di Fiat Auto. È sperimentale, perché abbiamo scelto di basarci solo sulle analisi dei giornali italiani e dei sindacalisti, non su cosa è stato comunicato, ma ciò che manca, per avere un’informazione completa.
Che dicono i Sindacati? Marco Bentivogli (Fim): “Cinque miliardi di investimenti rappresentano un segnale importante rispetto al mercato stagnante del periodo 2019-2021”. Rocco Palombella (Uilm): “È un piano coraggioso con però un fattore problematico, i tempi di attuazione dell’industrializzazione dei modelli vista la prossima scadenza degli ammortizzatori sociali”. Francesca Re David (Fiom): “I nuovi modelli non saturano il polo Maserati (Torino e Modena), non saturano Pomigliano”.
Che dicono gli analisti dei giornali? Nulla di particolare salvo esultare sulla 500 full electric e prendere atto degli obiettivi del piano come così come illustrati dai vertici Fca. Per fortuna, il Sole (Confindustria) dà un titolo forte al pezzo di Paolo Bricco “Una svolta green senza capitali né tecnologie”. Nessuno che citi il libro di Marco Cobianchi “American dream. Così Marchionne ha salvato la Chrysler e ucciso la Fiat” (Chiarelettere) fondamentale per capire la filosofia comunicazionale di Fca nei suoi “Piani”, in un’ottica di corrispondenza fra sogni-furbate-obiettivi-execution-risultati.
Mi chiedo, che informazione la stampa mainstream ha dato ai lettori? Siamo forse entrati nel campo che io chiamo delle fake truth, cioè i fatti sono autentici ma o sono accostati in modo distorto o, come in questo caso, non vengono aggiunte informazioni fondamentali per valutarne la validità? Per esempio, ogni azienda ha una sua storia che può essere letta attraverso i suoi piani strategici-industriali succedutesi nel tempo, fra quanto “dichiarato” e quanto “realizzato”.
Perché nessuno lo dice alto e forte che Fca non è più, nei fatti, e da tempo, un’azienda italiana, ma un’azienda americana che non sa come “riempire” di lavoro quattro stabilimenti lontani, dei quali, forse, potrebbe fare a meno?
Perché non riconoscere una volta per tutte che nel 2009 Barack Obama ha salvato (grazie a uno straordinario personaggio come Sergio Marchionne e ai quattrini dei contribuenti americani, e i fondi pensione dei sindacati Usa) dal fallimento in atto sia Chrysler che Fiat Auto? Lo “scambio” è avvenuto allora, all’insaputa dei presunti “competenti” nostrani: agli azionisti italiani (disperati, senza tecnologie, senza quattrini, con i bond valutati spazzatura, vedi Moody’s febbraio 2009) i titoli, all’America il business. Noi (nuovi) investitori di Fiat Chrysler abbiamo avuto straordinarie soddisfazioni, l’Italia dell’occupazione nobile e no ha perso tutto.
In ogni azienda, la “proprietà” è dove c’è il Quartier Generale, dove vivono i supermanager, dove si elaborano le strategie, dove ci sono l’innovazione, la progettazione, lo sviluppo, il marketing strategico, la logistica, la finanza, il controllo, l’amministrazione, gli investitori. La borsa di riferimento è Wall Street. Gli stabilimenti strategici sono tutti in America, quelli di complemento possono essere ovunque, anche in Italia. Nelle ricette di cucina c’è il q.b. (quanto basta). Mirafiori e fratellini sono q.b. Riconosciamolo, e smettiamola di raccontarci bugie.
Ho intenzione di concentrarmi, senza alcuna polemica, sia chiaro, sempre più allo studio delle fake truth, volute o implicite Se il Ceo capitalism continuerà a dominare le nostre vite, credo che avremo bisogno di un giornalismo diverso. Molti di noi non lo sanno, in realtà abbiamo davanti immense praterie, con l’erba dell’ipocrisia e della fuffa molto alta. Oggi, e domani, il martello sarà inutile, basterà la falce. Ragazzi, su con la vita, leggete, studiate, riflettete, scrivete, solo così capirete come va il mondo. Spesso non è come ve lo raccontano.
Riccardo Ruggeri, 3 dicembre 2018