L’elettrodomestico è patriarcale

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femministe

Siamo forse fuori tempo massimo. Ma non farlo notare ci farebbe perdere l’occasione per comprendere quanto si sia abbassato il livello delle contestazioni per l’8 marzo, festa internazionale della donna. Non tanto per gli insulti a Giorgia Meloni, unica donna al mondo ad essere offesa dalle femministe nonostante abbia rotto quel famoso “tetto di cristallo” (che orrenda espressione) portando per la prima volta una quota rosa a Palazzo Chigi. Non tanto per le contestazioni a Elly Schlein, la quale evidentemente sarà pure di sinistra ed ex barricadiera, ma l’essersi messa a capo del “partito sionista” di nome Pd la rende ormai poco gradita nonostante l’armocromia rossa. Non tanto per gli strilli senza senso, per le vulve esposte ad ogni piè sospinto o per il gran calderone delle rivendicazioni, dall’aborto fino alla Palestina libera, tipica battaglia femminista a difesa di Hamas e del mondo islamico che le donne sovente le segrega. Non per tutto questo. E neppure per l’utilizzo della schwa o dell’asterisco al posto del genere di appartenenza, tipico annullamento dei sessi che – JK Rowling insegna – finirà col ledere, anziché arricchire, i diritti delle donne. Ma perché ieri Non una di meno ha deciso di promuovere numerose forme di sciopero tra cui alcune decisamente singolari.

Passi pure l’astenersi dai consumi “dando un segnale forte sul piano economico e politico”, anche se – cribbio – almeno nel giorno della donna potrebbero lasciare libere le signore di comprarsi un paio di scarpe nuove (troppo patriarcale come frase?). Passi pure il suggerimento a non acquistare “prodotti di origine israeliana” e di “aziende complici del genocidio in Palestina“, come se commerciare con Israele rendesse un’impresa colpevole delle scelte di Netanyahu (e soprattutto senza pensare che il boicottaggio di un’azienda può avere il tragicomico effetto di far perdere il lavoro a un sacco di lady operaie). Passi pure lo sciopero riproduttivo e dal carico di lavoro domestico, a cui i maschietti senza dubbio possono contribuire di più. Ma ci spiegate per quale stramaledetto motivo una donna – per celebrare la sua giornata – dovrebbe “fare una scelta green”, evitare “mezzi di trasporto inquinanti” e soprattutto “non utilizzare gli elettrodomestici”? Cosa diavolo c’entra la lavastoviglie col transfemminismo, i femminicidi, le libertà sessuali e i diritti delle signore?

Che poi, a dirla tutta, se ci sono degli strumenti risultati rivoluzionari per la condizione della donna, ben più delle inutili proteste di Non una di meno, quelli sono sono proprio gli elettrodomestici: non credo vi siano molte massaie pronte a rimpiangere i piatti lavati a mano e le lenzuola strofinate nei lavatoi in riva a un fiume.

Giuseppe De Lorenzo, 9 marzo 2024

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