Fenomenologia della supremazia armocromatica

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Ieri un comico americano scherzava su come la Meloni sia accusata di essere portatrice di un’ideologia bianca suprematista. Il comico si interrogava: “Ma da quando gli italiani sono bianchi”? Sembrava una battuta e quindi decido di cercare il nome del comico sfruttando la nuova intelligenza artificiale partendo da queste parole chiave “gli italiani sono bianchi?”.

Non trovo il nome del comico ma Chatgpt mi ricorda che in America la nostra bianchezza non è un dato scontato e anzi negli Stati Uniti ancora oggi, nei questionari per la richiesta di un posto di lavoro o di una borsa di studio, il compilatore è obbligato a sbarrare una casella che indica in maniera univoca a quale gruppo etnico appartenga. Alla voce “altro”, quella per i non bianchi, compare la dicitura “italiano”, o “greco”, o “ebreo”, o “spaniard” (americanismo che indica spagnoli e portoghesi).

Perché nella battaglia per la supremazia armocromatica – poi dicono che quelli di destra sono razzisti quando sulla differenza di colore Elly Schlein ha creato la propria fortuna mediatica – c’è sempre qualcuno più nero di noi pronto a illuminarci. Questa supremazia armocromatica ha permesso almeno a parole di integrare praticamente tutti. Ovunque tranne che in un posto: l’Italia.

Perché da anni nel Pd sono anarchici a doppio turno: anarchia per noi italiani e regole per gli altri. Da anni sembrano vivere mettendo in pratica Leo Longanesi, che considerano tra gli intellettuali di destra, quando scriveva che in Italia ci voleva “una dittatura temperata dall’inosservanza delle leggi”. Che è ciò da decenni è il vero manifesto della sinistra. Hanno reso la Costituzione tutta sbagliata, insistendo sulla Repubblica fondata sul lavoro in un Paese in cui nessuno vuole lavorare dato che sono 2000 anni che hanno capito che il lavoro è una fregatura e allora Conte e Schlein in piazza senza passamontagna, loro, a rivendicare il reddito di cittadinanza per tutti.

Si parla di uguaglianza in un Paese dove il Pd si è inventato il Governatore della Campania De Luca come apparente dissidente in seno a Botteghe Oscure legittimando cosi la libertà di espressione solo a chi non ha niente da dire. Poi, credendo che la nostra cultura fosse quella di accettare le altre le abbiamo accettate tutte, esclusa la nostra. Perché di cultura ce n’è sempre stata poca ed è sempre più difficile farsela almeno dopo la riforma sinistrata del 1969, – viva la rivoluzione bolscevica e il movimento studentesco di quell’anno cruciale – cioè da quando abbiamo smesso di interrogare i maturandi sulle materie degli ultimi tre anni.

Era un esame che i genitori di oggi impugnerebbero davanti alla Corte penale internazionale ma che è nettamente più facile degli esami che oggi sostengono i ragazzi delle scuole cinesi. I risultati poi si sono visti. Perciò, se ci domandiamo quali opportunità abbiano italiani ed europei in Italia o in Europa non ne vediamo molte. “Una grande civiltà non viene conquistata dall’esterno sino a che non si è autodistrutta dall’interno” sosteneva il filosofo americano Will Durant che spiegava come “la civiltà inizia con l’ordine, cresce con la libertà, e muore nel caos”. Esattamente il programma del Pd.

D’altra parte, noi che dell’Occidente siamo il giardino anche se non certo il Giardino dei Giusti, questi problemi non ce li poniamo da quando abbiamo capito che era più saggio far da mangiare per chiunque si fosse preso la briga di governarci. Ma tutto questo non sempre ci basta. E se c’è una lezione che possiamo prendere dal passato è che l’unica possibilità che avremmo oggi noi italiani per riconquistare opportunità in questo Paese è quella di diventare stranieri per poi invaderlo. Dovremmo ripartire tutti dalla Tunisia con i barconi per rientrare in Italia con la pretesa di non essere discriminati e chiedere asilo politico.

Non avremmo neppure bisogno di pitturare di nero la faccia. Sarebbe un incanto vedere le anime pure del Pd accoglierci a braccia aperte riadattando persino Gaber sino a fargli cantare: “Libertà non è uno spazio libero, libertà è solo integrazione”.

Gian Paolo Serino, 28 giugno 2023

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