“Una scommessa vinta”: non ha dubbi Giorgia Meloni al termine della lunga due giorni che ha visto nell’Aula del Senato il vertice Italia-Africa. Dalle parole ai fatti la mission del primo ministro, che ha messo a punto un tassello importante del progetto a cui lavora sin dal suo insediamento: il Piano Mattei. La dotazione iniziale è di 5,5 miliardi di euro: di questi “circa 3 miliardi” arriveranno “dal fondo italiano per il clima e 2,5 miliardi e mezzo dal fondo per la Cooperazione allo sviluppo”, e poi altre risorse “tra crediti, operazioni a dono e garanzie”.
Un passo avanti in termini di concretezza che potrebbe fare la differenza in ottica immigrazione, soprattutto dopo un 2023 disastroso. Il Piano ispirato a Enrico Matteo verrà ufficializzato nell’aula del Senato, Meloni ha posto l’accento sul cambio di passo con un “modello di cooperazione da estendere” per consentire all’Africa “di competere ad armi pari”. Il governo è al lavoro su alcuni progetti pilota, parte di quel puzzle che il premier metterà insieme personalmente. Tra i piani dell’esecutivo un grande centro di formazione professionale sull’energia rinnovabile in Marocco, progetti sull’istruzione in Tunisia, iniziative per promuovere e migliorare la sanità in Costa d’Avorio. Ma non solo: la lista comprende progetti in Algeria, Mozambico, Egitto, Repubblica del Congo, Etiopia e Kenya.
Il Piano Mattei si snoderà lungo cinque traiettorie: istruzione e formazione, agricoltura, salute, energia ed acqua. Per il primo pilastro, il Piano Mattei si occuperà degli interventi che si prefiggono di promuovere la formazione e l’aggiornamento dei docenti, l’adeguamento dei curricula, l’avvio di nuovi corsi professionali e di formazione in linea con i fabbisogni del mercato del lavoro e la collaborazione con le imprese. In campo agricolo, l’obiettivo è diminuire i tassi di malnutrizione; favorire lo sviluppo delle filiere agroalimentari; sostenere lo sviluppo dei bio-carburanti non fossili. Per la salute, il progetto punta a rafforzare i sistemi sanitari, migliorando l’accessibilità e la qualità dei servizi primari materno-infantili; a potenziare le capacità locali in termini di gestione, formazione e impiego del personale sanitario, della ricerca e della digitalizzazione; sviluppare strategie e sistemi di prevenzione e contenimento delle minacce alla salute, in particolare pandemie e disastri naturali.
L’energia occupa un ruolo importante, il Piano Mattei ha l’obiettivo di rendere l’Italia un hub energetico, un vero e proprio ponte tra l’Europa e l’Africa. Per quanto concerne l’ultimo pilastro, gli interventi riguarderanno: la perforazione di pozzi, alimentati da sistemi fotovoltaici; la manutenzione dei punti d’acqua preesistenti; gli investimenti sulle reti di distribuzione; e le attività di sensibilizzazione circa l’utilizzo dell’acqua pulita e potabile. Tutti questi pilastri sono interconnessi tra loro e con gli interventi sulle infrastrutture, generali e specifiche su ogni settore di intervento.
Meloni ha giustamente sottolineato che non si tratta di un’imposizione dall’alto o di una scatola chiusa: piena condivisione su tutto per garantire il passo avanti atteso. Come anticipato, il dossier migranti rappresenta una priorità del governo e c’è grande fiducia sui benefici del Piano: “Bisogna garantire il diritto a non dover essere costretti a emigrare”. La potenzialità del summit è stata elogiata dall’Unione africana: “Mi congratulo con il primo ministro e le autorità italiane per il successo del vertice, sia nella forma che nel contenuto. Ora non resta che renderlo concreto”, le parole del presidente Azali Assoumani. “L’immigrazione illegale di massa non sarà mai fermata, i trafficanti di vite umane non saranno mai sconfitti, se non si affrontano a monte le cause che spingono una persona ad abbandonare la propria casa – ha spiegato Meloni – È esattamente quello che intendiamo fare: da una parte dichiarando guerra agli scafisti del terzo millennio e dall’altra lavorando per offrire ai popoli africani un’alternativa fatta di opportunità, lavoro, formazione e percorsi di migrazione legale”. Ai popoli africani “dobbiamo garantire il diritto a non dover essere costretti a emigrare, a non dover così recidere le proprie radici in cerca di una vita migliore”.
La strada per il Piano Mattei è tracciata: archiviati il confronto e i bilaterali di oggi, verrà convocata la Cabina di regia per la stesura definitiva e far partire in modo operativo le prime squadre. Un progetto sicuramente ambizioso, ma che con il contributo di tutto il sistema-Paese può funzionare, segnando una svolta. L’esecutivo ha intenzione di creare entro l’anno un nuovo strumento finanziario per agevolare insieme a Cassa depositi e prestiti gli investimenti del settore privato nei progetti del Piano Mattei. Tutt’altro che casuale da questo punto di vista la presenza al Senato dei vertici delle più grandi partecipate di Stato: dall’Eni all’Enel, da Snam a Leonardo.
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Impossibile non condividere la linea del governo. L’approccio paternalistico e predatorio non ha funzionato, la chiave di volta per l’Africa è rappresentata da investimenti e partership strategiche. La stella polare è rappresentata dal pensiero dell’ex presidente dell’Eni che “dà” il nome al Piano: uno sviluppo sostenibile e duraturo. Attraverso la creazione di lavoro sarà possibile assestare un colpo decisivo ai trafficanti di esseri umani che speculano sulla disperazione degli africani. Opportunità vere, non chiacchiere. Con buona pace dei gufi della sinistra.
Massimo Balsamo, 29 gennaio 2024