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Ferragni, Capua, Astrosamantha: gli eroi di carta della sinistra

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Vittorio Imbriani, un ingiustamente dimenticato letterato e patriota italiano, un liberale della Destra storica, pubblicò nel 1877 un polemico libro intitolato Fame usurpate. In esso se la prendeva con seri argomenti contro intellettuali e politici à la page del suo tempo, forte della convinzione di “non avere nulla di comune con la banda di sedicenti progressisti” che già allora aveva preso il potere in Italia. Chissà cosa scriverebbe oggi quella penna corrosiva delle tante “fame usurpate” che genera il sistema della comunicazione di massa, soprattutto se chi lo gestisce e chi ne fruisce manca del pur minimo senso critico?

Sia beninteso, nessun passatismo o moralismo: la comunicazione ha le sue regole e con essa chiunque voglia dare un senso alla sua attività deve venire oggi a patti. L’impressione è che però spesso il sistema crei dei personaggi che non hanno altra virtù che quella di saper comunicare o di vendere un’immagine a cui corrisponde poco o nulla nella sostanza.

L’esempio forse più palese è quello delle influencer, a cominciare da Chiara Ferragni ovviamente. La quale non solo ha creato un brand che non ha sostanza ma spesso, insieme al suo compagno Fedez, decide di scendere direttamente nell’agone politico aggiungendo un’altra voce a quel conformistico coro di massa progressista che pure è il segno dei nostri tempi. Francamente, questa dinamica diventa molto più pericolosa se le “fame usurpate” sono quelle non di persone dello spettacolo ma di esperti di politica internazionale, virologi, esponenti della scienza, che, più astuti dei loro colleghi che buttano il sangue sui libri, negli ospedali e nei laboratori, cominciano a un certo punto ad accondiscendere a quella voglia di creare sempre nuovi eroi (o eroine) a buon mercato che il sistema sembra naturalmente esigere (“eroe di carta” definiva Saviano un illustre accademico scomparso di recente). Eroi che poi, diventati qualcuno per virtù estranee al loro campo di attività, ottengono di rimbalzo anche in esso onori, prebende e incarichi di prestigio.

Non abbiamo gli strumenti intellettuali per capire se una Ilaria Capua, ad esempio, o una Samantha Cristoferetti abbiano conquistato i galloni sul campo, come si diceva un tempo. Ma l’impressione è che la loro immagine pubblica li abbia non poco agevolati. E oggi, per consolidarsi, li spinga a rimarcare sempre più la loro appartenenza a quel campo del progressismo “politicamente corretto” che è la fonte legittimante di ogni fortuna.

In questo senso, è significativo un video registrato e lanciato recentemente dallo spazio da AstroSamantha, come viene denominata l’astronauta che è ormai una vera e propria protagonista dello star system. In essa, la nuova eroina di massa ci consiglia di mangiare insetti dando ella stessa l’esempio col masticare una barretta il cui impasto è composto da mirtilli e farina di grilli (sic!).

Non si tratta di una iniziativa isolata e eccentrica di un irregolare, ma di un’azione promozionale di spessore politico a tutti gli effetti.  È infatti dall’Unione Europea che partirà presto una campagna a largo raggio per promuovere il consumo di insetti, che è giudicato in sostanza il più compatibile con quella idea astratta di sostenibilità che sostiene, per dirla con un gioco di parole, la più grande campagna costruttivistica (e quindi illiberale) che abbia mai animato le democrazie occidentali nel secondo dopoguerra: la transizione ecologica.

Ora, a parte il fatto che le proprietà nutritive e le virtù ecologiche di questo cibo non sono acclarate scientificamente e sono oggetto di controversia fra gli stessi nutrizionisti, se una campagna del genere avesse successo sarebbero colpiti, in una sola volta, sia gli interessi italiani sia la cultura e l’identità del nostro continente (e si può mai costruire una Unione Europea senza cultura e identità, su una sorta di “deserto spirituale”)? Dal primo punto di vista, non è proprio l’Italia che sulla dieta mediterranea e più in generale sulla “cultura del cibo” e del “mangiare sano e naturale”, che è fatto anche di tempi lenti e attenzione e cura all’ambiente circostante (Roger Scruton docet), ha costruito nei secoli, grazie al suo clima e alla sua diversità biologica, non solo la propria identità ma anche quello che è forse il suo maggior business economico (asse portante del cosiddetto “made in Italy”)?

Che poi in gioco sia l’identità non solo nostra, ma di tutto il nostro continente, lo dimostra e contrario la stessa Cristoforetti, quando, nel suo video, per perorare la sua campagna, dice di non aver paura perché gli insetti non fanno male e sono da sempre nella dieta di altre culture. E che noi dobbiamo annullare la nostra per far posto alle altre?

Una nota di conforto contro queste “follie” post-moderne è per fortuna arrivata da un’altra donna, che i galloni se li è invece sicuramente conquistati sul campo: Giorgia Meloni. Come sua prima uscita da presidente del consiglio in pectore, la leader di Fratelli d’Italia ha scelto la convention milanese di Coldiretti, da sempre impegnata contro l’introduzione degli insetti nella nostra dieta, e ha parlato del suo forte impegno a favore della “sovranità alimentare”. Un sovranismo, questo, che ci piace, e che piace anche al nostro palato!

Corrado Ocone, 3 ottobre 2022