Inutile riempirsi la bocca di belle parole sulla Resistenza se non ci si accorge che la più grave minaccia alla libertà dai tempi del fascismo ce l’abbiamo fuori dalla porta di casa in questo momento. Avete presente le immagini della messa interrotta dai carabinieri? La libertà di culto è tra le più delicate, e la scena che ci è toccato vedere è di una violenza (implicita, per fortuna) che si può anche far finta di non vedere. A patto poi di non far venire agli altri l’orchite con vacui richiami a una libertà alla quale siamo così disabituati da non capire neppure quando ce la levano.
D’altronde ci sembra (quasi) normale avere oltre duecentomila leggi (scusate, paladini della Costituzione, a cosa serve una Carta che consente questa proliferazione). E quando lo Stato ci saccheggia la busta paga, ci diciamo, sapendo di mentire a noi stessi, che quei soldi pagheranno servizi fondamentali e non finiranno ad alimentare una burocrazia spaventosa, roba che perfino Kafka getterebbe la spugna.
Può essere libero un Paese con un numero spropositato di regole e una tassazione esorbitante? No. Però si può fare sempre peggio, e infatti peggioriamo di giorno in giorno. Poi l’emergenza passa e con essa anche il concetto che in nome dell’emergenza si può inseguire con l’elicottero un uomo sulla spiaggia, circondato dal nulla, chiedere (e ottenere) dati sensibili, violare la privacy, limitare i movimenti.
Il tutto con decreti bocciati come ingiustificati da una pletora di giuristi, tra cui Sabino Cassese con le seguenti parole: “La pandemia non è una guerra, i pieni poteri al governo non sono legittimi”. E naturalmente buon 25 aprile, se tutto questo non vi sembra allarmante.
Alessandro Gnocchi, 25 aprile 2020