Cronaca

“Figli miei, perdonatemi”. Nello spot Esselunga ho rivisto il dolore di un padre

spot Esselunga

Caro Nicola,

dopo il clamore della meravigliosa pubblicità della Esselunga, ho pensato alle varie sfaccettature che il messaggio della catena alimentare forse ha cercato di lanciare. Ad esempio, la pesca presa senza guanti e senza sacchetto di nylon (solo in Italia infatti, parliamo di troppa plastica ma ne utilizziamo anche dove non serve, mentre nel resto dell’Europa mani nude e carta).

Ma ho visto anche la sofferenza di un padre che ho vissuto in prima persona e che tempo fa descrissi nel mio libro “Anche se il tempo è passato“.

Se tu potessi pubblicarla te ne sarei grato perché credo che certe sofferenze a volte siano sottovalutate e soprattutto sono sicuro che saranno in tanti a riconoscersi in questa mia pagina di vita. A distanza di anni i miei figli hanno letto e capito.

Grazie di cuore.

Figli

Quanti giochi, sotto il sole, sotto la pioggia, quanti ricordi e quante stagioni passate a crogiolarsi sotto il tetto dell’adolescenza. Quanti sapori, quanti profumi, l’odore del grano che ricorda l’estate, la sapidità dell’uva che rimembra l’autunno, i pollini della primavera e il freddo secco dell’inverno. Quanto corre questa vita e noi con lei. Con l’età acerba si va piano, c’è tempo anche domani per assestare tutto e mentre lo pensiamo sono già fuggiti gli anni, senza avvertirci che sarebbero passati. Eravamo figli ed ora siamo padri, a volte repressi, a volte domati, a volte senza parole da dire o consigli da dare.
Avrei voluto tanto avere delle esortazioni da regalare agli occhi e alla curiosità di queste vite da poco sbocciate, con il difficile compito di crescerle.

Il mio ricordo d’infanzia è quello di un padre poco presente e senza troppe amorevolezze, non vorrei essere a mia volta così vicino a quella figura, che le vostre piccole mani stanno cercando. Non provate indifferenza, per colui che non sempre vi è vicino fisicamente. Sicuramente lo è con i palpiti del cuore, con i pensieri e con la voce. Quest’aria porta via le ore i giorni, e mentre ci si avvicina a quel giro di boa, mi rendo conto che avete già imparato a leggere e a scrivere. Se mi volto, in quella stessa mia strada, in lontananza posso scorgere i vostri sguardi lontani che mi stanno seguendo. Un po’ alla volta il vostro lessico è cambiato, diventando sempre più colto e carico di nuove parole, vivete il desiderio di avermi vicino per potervi riscaldare, per potervi difendere e custodire. Siate i benvenuti tra queste braccia sempre poco aperte, ascoltate la voce che esce dalla stessa bocca che poco vi ha baciato, afferrate queste mani affrante, tese verso di voi e perdonate le notti passate senza avvertire la mia presenza.
Cercate di farlo senza detestarmi, datemi quell’amore generoso e incondizionato che solo un figlio sa dare e, la gioia, che solo quando un padre è assente si sa apprezzare. Io ci sono e ci sarò sempre. Non lasciatemi alla deriva con dei rimorsi.

Portatemi con voi, lungo il cammino della vostra vita. Non smettete di farmi domande, la vostra curiosità sarà soddisfatta per non farvi cadere nelle trappole del destino sempre in agguato. Non giudicatemi senza valutare le motivazioni della mia latitanza. Amatemi come io vi amo, con la speranza che un domani possiate capire e perdonare questa mia lontananza mai voluta, che la vita, per offrirvi un avvenire migliore mi ha ridotto ad accettare, lacerando i miei pensieri nel vuoto della mia solitudine.

Tratto dal libro “Anche se il tempo è passato” di Beppe Fantin