Era ora. Finalmente qualcosa sta cambiando. È un po’ questo lo stato d’animo valutando l’esito dei lavori del Consiglio Ambiente Ue che si è tenuto ieri. L’aggiornamento più importante riguarda sicuramente l’energia nucleare: dopo un lungo dibattito, è arrivato il fatidico sì. Con buona pace degli integralisti green (a targhe alterne). Un passaggio determinante per la decarbonizzazione del sistema energetico. Ma non solo. Ieri è stata infatti registrata l’importante apertura alla tecnologica Ccs, ossia cattura e stoccaggio di carbonio.
Ministri e viceministri dell’ambiente dei 27 Stati membri si sono trovati a Lussemburgo per cercare una posizione comune in vista conferenza sul clima COP29 in programma dall’11 al 22 novembre a Baku, in Azerbaijan. Il principale motivo di frizione era ovviamente l’energia nucleare: molti Paesi rappresentavano posizioni diverse, in alcuni casi difficilmente conciliabili. All’ultima conferenza, tenutasi a Dubai nel 2023, era stato registrato un allontanamento dai combustibili fossi – dal petrolio al gas – con un importante cenno al nucleare, rifiutato però da alcuni Paesi, Austria in primis.
Il negoziato è stato piuttosto intenso, come confermato dal viceministro all’Ambiente e Sicurezza Energetica, Vannia Gava. Alcuni Paesi hanno posto l’accento sulla necessità di aprire con decisione all’energia nucleare, a partire dalla Francia con il ministro Agnès Pannier-Runacher: “Se si vuole raggiungere la neutralità climatica, bisogna usare tutte le leve”. Posizione contestata dai Verdi di Vienna, intenzionati a puntare esclusivamente le rinnovabili. Fortunatamente ha prevalso la “linea italiana”: sì al nucleare.
“E’ stato un negoziato intenso ma alla fine ha prevalso il buonsenso. Sì all’energia nucleare, cruciale per la decarbonizzazione del sistema energetico. Bene anche l’apertura alla tecnologia di cattura e stoccaggio di carbonio (Ccs)”, le parole della Gava: “Le ragioni dell’Italia a favore di una transizione concreta e sostenibile, per proseguire lungo il percorso verso la neutralità climatica senza sacrificare la produttività industriale e la competitività, trovano spazio all’interno del documento finale”. Una scelta di buonsenso, una scelta vincente, che traccia un solco a livello europeo.
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La posizione italiana era nota a tutti: guai a limitare o scoraggiare le tecnologie utili all’abbattimento delle emissioni. Sì alla Carbon Capture and Storage ma soprattutto sì all’energia nucleare, imprescindibile per una transizione energetica efficace senza indebolire la competitività. Come sancito alla Cop ed approvato nel G7 a guida nostrana, starà a ciascun Paese scegliere se inserirla nel proprio mix energetico, ma dire “no” a prescindere sarebbe stato tanto stupido quanto controproducente.
La novità europea arriva a pochi giorni dalla presentazione del “Programma nazionale per il nucleare sostenibile”, un piano che avrà un duplice orientamento: piccoli reattori nucleari sul medio termine e ricerca sulla fusione nucleare sul lungo termine. Come confermato dal ministro Pichetto Fratin, l’obiettivo del governo è quello di ricorrere a questo tipo di energia entro il 2050 per una quota tra l’11 e il 22 per cento del totale dell’energia richiesta. Il titolare del dicastero dell’Ambiente e della Sicurezza energetica ha precisato che per fine ottobre verranno resi noti i risultati del lavoro della Piattaforma nazionale, ossia dati e valutazioni tecniche che conterranno anche delle linee guida e la relativa road map.
“L’attenzione sarà concentrata sulla III generazione avanzata, poiché si tratta di tecnologie già consolidate a livello mondiale; parallelamente, continueremo a investire in ricerca e sviluppo per la IV generazione”, ha aggiunto Pichetto Fratin, escludendo invece il ricorso alle centrali nucleari di grandi dimensioni come in Francia e in Germania. Una cosa è certa: c’è ancora molta strada da fare, ma la via imboccata sembra quella giusta.
Franco Lodige, 15 ottobre 2024
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