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Fiorello si commuove: “Giovani rinchiusi, soffro per mia figlia”

Nella conferenza stampa a margine del Festival di Sanremo, Fiorello si prende qualche libertà dal protocollo linguistico del pandemicamente corretto. E ammette, commosso, che, a vedere i giovani privati “degli anni più belli”, sta male: “Soffro con mia figlia”. Il mattatore televisivo coglie perfettamente il punto: stiamo togliendo il meglio della vita ai nostri ragazzi, per una malattia dalla quale non rischiano praticamente nulla. Sì, è vero, ci sono genitori e nonni da tutelare. Sì, è vero, se un giovane si infetta, poi rischia di trasmettere il virus a persone più fragili con cui sta a contatto tra le mura domestiche. Ma ciò non toglie che le responsabilità nei loro confronti siano gravissime.

Le colpe di una classe politica che non ha ancora capito come si fa a convivere con il Covid, applicando protocolli che minimizzino i rischi di contagio e dotando il sistema sanitario dei mezzi per fronteggiare recrudescenze della curva epidemiologica. Le colpe di una classe politica (europea) che è indietro di mesi sui vaccini e che, così, rischia di rubare ai ragazzi, oltre che la scuola, gli amori e le amicizie, anche la prossima estate.