Ogni emergenza, la stessa solfa. Si prende il primo evento pubblico di rilievo, in questo caso la partita di Serie A, e si chiede il rinvio. Per finta opportunità. Per ingraziarsi gli ultras. Per finire sui giornali.
È successo di nuovo, stavolta con il match tra Fiorentina e Juventus in programma al Franchi alle 20.45. Di buon mattino, dopo un paio di giorni difficili in Toscana centrale e sette morti causa alluvione, Matteo Renzi – fiorentino doc – va dietro alla Curva Fiesole e s’indigna per la scelta della Lega Serie A di non rinviare la sfida. “Ma dopo quello che è successo col maltempo come si fa a giocare oggi?”, si chiede con una buona dose di populismo calcistico. I contrari in politica sono numerosi, compreso il governatore Giani e il sindaco Nardella. Risposta dell’Osservatorio sulle manifestazioni sportive: “Non ci sono motivi per rinviare la partita”.
Infatti, a netto della tragedia, che ovviamente intristisce tutta Italia, a Firenze in questi due giorni sono stati realizzati eventi di ogni tipo, concerti compresi, e neppure le scuole sono state chiuse. Se la paura dell’Arno in piena non ha impedito di mandare i bimbi in classe, per quale motivo rinviare una partita di serie A? Peraltro, la Fiorentina femminile ieri ha giocato regolarmente al Viola Park contro il Milan. Loro sì e i maschietti no?
Diranno i critici, come Renzi: “Non è logico mandare centinaia di poliziotti, carabinieri, soccorritori allo stadio anziché a Campi Bisenzio o a Quarrata”. Va bene, come artificio retorico funziona. Ma sarebbe sciocco pensare che lo Stato non sia in grado di affrontare sia i soccorsi agli alluvionati che un evento pubblico allo stadio cittadino. Infatti le autorità hanno analizzato i dati, ragionato sul da farsi e assicurato che è tutto fattibile. Ovviamente, per inviare gli agenti allo Stadio non saranno “in alcun modo” sottratte risorse di personale alle squadre “impegnate nelle attività di soccorso”.
La verità è che ormai sembra essere diventato un vizio. Ad ogni emergenza la prima risposta è sempre la stessa: chiudere tutto. Anche quando di motivi validi non se ne vede neppure l’ombra. Alle vittime, si spera, sarà riservato un lodevole minuto di silenzio.
Giuseppe De Lorenzo, 5 novembre 2023