Suicidio occidentale

Così gli arabi si sono comprati le Università occidentali

Da tempo Cina e Paesi arabi finanziano gli atenei Usa. Il risultato? Cancel culture e slogan antisemiti

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Università americane

I soldi servono sempre a comprare qualcosa. Questo semplice principio è alla base di uno studio di 53 pagine della NCRI (una delle maggiori agenzie di analisi dati degli Usa) che è balzato all’attenzione dei media negli ultimi giorni. Secondo questo report, dal 2014 al 2019, nelle casse di 200 università statunitensi sono confluiti 13 miliardi di dollari non dichiarati al ministero dell’istruzione. I principali donatori sono alcuni stati stranieri: Qatar (2,7 miliardi), Cina (1,2 miliardi), Arabia Saudita (1 miliardo), Emirati Arabi (circa mezzo miliardo). L’elenco continua, ed è curioso notare quanto voluminose siano state le donazioni dalle autocrazie mediorientali.

Come prevedibile, i maggiori beneficiari di questo fiume di denaro sono state le grandi università private del Nord-Est: Harvard, Yale, Cornwell, Carnegie Mellon, ecc… quelle stesse università che si sono distinte per l’imponenza e l’aggressività delle manifestazioni anti-Israele (smettiamola di chiamarle “pro-Palestina”, ci sono limiti al ridicolo) avvenute nell’ultimo mese. I protagonisti sono sempre loro, sono sempre quelle prestigiose università fucina della classe dirigente USA, motore delle ideologie politiche e sociali che vengono abbracciate dal mondo dell’informazione e della politica.

Secondo i dati dello studio, raccolti ben prima dell’8 ottobre scorso, in queste università gli episodi di antisemitismo sono il 300% più frequenti rispetto alle altre. Sui social network degli studenti, gli ashtag #IsraeliApartheid sono esponenzialmente più frequenti rispetto a tutto il resto del paese. È bene ricordare che queste università sono state l’incubatrice della Cancel Culture, e sono al primo posto per il numero di campagne contro i docenti poco allineati alle dottrine antioccidentali e ultra-progressiste. Anche il giurista Alan Dershowitz, storico docente di Harvard e da sempre convinto Democratico, dopo essersi scagliato duramente contro le follie woke e le campagne di boicottaggio contro Israele, fu accusato di molestie sessuali e sospeso dall’incarico dopo un fiume di polemiche, per poi essere assolto da qualsiasi accusa. Esponenzialmente maggiori rispetto agli altri atenei sono stati anche gli episodi di intolleranza verso conferenzieri, personaggi della cultura o della politica a cui le proteste degli studenti hanno impedito di esprimersi.

Beninteso, tutto questo non è un complotto, ma semplice mercato. Paesi antagonisti dell’Occidente (in primis la Cina), donando milioni su milioni hanno potuto finanziare per anni associazioni, corsi di laurea, seminari su specifici argomenti in chiave anti-occidentale e anti-americana. I paesi Arabi hanno promosso a suon di miliardi i progetti più disparati, dai seminari sulla magnificenza della cultura musulmana a quelli sulle colpe del colonialismo occidentale, sui crimini dell’America ed Israele. Hanno finanziato borse di studio per migliaia di studenti provenienti da paesi islamici, pagando loro le rette altissime di Harvard e Yale. Hanno inoltre potuto foraggiare le già presenti associazioni per il boicottaggio di Israele, islamiche e pro-palestinesi in funzione anti ebraica.

Il risultato sono i messaggi di equidistanza dopo l’attentato dell’8 ottobre, le manifestazioni oceaniche piene di slogan antisemiti dove, a Los Angeles, un uomo di 69 anni che si è permesso di esprimere pacificamente il suo dissenso è stato ammazzato sul posto. Il tutto nell’indifferenza di quelli che crocifiggono la Rowling perché dice che esistono i maschi e le femmine.

È chiaro che questo fenomeno interessa anche l’Europa e l’Italia, la cui intellighenzia si guarda bene dal prendere a esempio i pregi degli Stati Uniti (la vivacità dell’economia, lo spirito d’impresa, l’approccio pragmatico alle cose), ma va in brodo di giuggiole davanti a quelle teorie lacrimose secondo cui noi occidentali siamo dei mostri degni di scomparire (“lo dicono pure quelli di Harvard!”). Introno all’ideologia dove antioccidentalismo, filoislamismo e antisemitismo si fondono in uno strano poligono le società occidentali si lacerano e si combattono, mentre i paesi che l’hanno nutrita a dollari sonanti se la ridono vedendoci impegnati a farci fuori da soli.

Pietro Molteni, 11 novembre 2023

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