Nel laboratorio Sicilia hanno perso Matteo Renzi e Angelino Alfano. Hanno vinto Musumeci (grazie a Berlusconi) e Grillo. Sconfitto l’establishment, pimpanti i sovranisti, mosci i globalisti. Questo il messaggio finale.
Tutto nasce dalla netta sconfitta al referendum. Nell’epoca del ceo capitalism imperante la regola non scritta è «quando sei al vertice e perdi, dimettiti da tutto, prima che te lo chiedano». Così ha fatto David Cameron dopo la Brexit.
Da trent’anni l’attuale establishment occidentale le sta sbagliando tutte. Caduto il Muro, fallita l’Urss, nasce la buffonesca teoria della «fine della storia» di Francis Fukuyama.
Per un quarto di secolo Bill Clinton, George Bush, Barack Obama hanno rappresentato il cosiddetto «Partito della Nazione»: Angelo Codevilla per primo lo descrisse in un libro del 2010, «The Ruling Class» prevedendone il fallimento. Infatti altro non era che un fornicare verticistico della destra e della sinistra, che pur di mantenere il potere rinunciavano ai propri ideali politici.
Così sono riusciti a uccidere l’ascensore sociale che teneva in piedi il modello vincente del capitalismo classico, a impoverire la classe media, a sedare quella povera, a fare un frullato di idee e di sentimenti nobili radicalizzando i cittadini.
Hanno sputtanato la parola nobile «mercato», trasformandolo in un «mercato della rabbia», che a sua volta alimenta una potente voglia di risentimenti, ormai ingovernabili.
Era difficile riuscire a fare tanti danni, in così poco tempo, e in territori così vasti.
Un esempio marginale: se privilegi solo i cosiddetti diritti civili rispetto ai drammatici diritti sociali, gli sconfitti della globalizzazione si rifugiano, imbufaliti, persino in Casa Pound.
Ora, a pochi mesi dalle elezioni, questo lo scenario:
1) A sinistra Renzi ha prima cercato di fare un’Opa su Forza Italia, spacciandosi per il «successore» di Silvio Berlusconi. Un flop. Ora si è inventato una legge elettorale anti pentastellati che potrebbe ritorcersi contro, perché nei collegi uninominali potrebbe favorire la Lega al Nord, il M5s al Sud e al Centro sarà dura. Nel grande risiko delle alleanze, Renzi è rimasto solo. Questo voleva?
2) Al centro, scomparso Alfano, è rimasta Forza Italia, in grado di federare tutte le forze di centro destra, stante anche lo spostamento a destra del Paese (culturalmente lo era già).
3) A destra ci sono i potenziali vincitori delle politiche di primavera, gli intellò che volevano confinare la Lega sopra il Po hanno dimostrato ancora una volta che non sanno fiutare il cambio di vento del paese.
Nessuno di noi analisti avrebbe mai immaginato che Giorgia Meloni, riuscisse a partorire una figlia (Ginevra) e un partito nazionale, che oggi è quinto come voti. Segnale forte della paura (terrore) dei cittadini alla doppia minaccia «globalizzazione selvaggia» e «digitalizzazione del futuro».
4) Infine i cinquestelle. Il bonus novità è stato tutto speso, ormai non sono più percepiti come «nuovi», sono «sistema». E allora, o sanno inventarsi un’idea politica originale, diversa dal vaffa e dall’osceno reddito di cittadinanza, o anche per loro sarà dura.