Cronaca

Foiba deturpata a Basovizza. Che schifo l’odio rosso

Scritte in croato contro gli italiani uccisi alla vigilia del Giorno del Ricordo. Il premier Meloni: “Colpita tutta la nazione”

Basovizza
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Allo schifo non c’è mai fine, lo sappiamo. Nella notte sono apparse tre scritte sull’asfalto davanti all’ingresso della foiba di Basovizza, a Trieste, due in lingua croata e una in italiano. “Trst je naš” (“Trieste è nostra”), il motto usato dai titini ottant’anni fa. Poi “Smrt fašizmu, sloboda narodu” (“Morte al fascismo, libertà al popolo”). E infine “Trieste è un pozzo”. Tutte e tre le scritte sono state accompagnate da un numero: 161.

L’immarcescibile squadrismo rosso a meno di 48 ore dal Giorno del Ricordo dedicato alle vittime delle foibe e all’esodo giuliano dalmata, uno dei capitoli più tragici della storia del nostro Paese. Migliaia di persone furono assassinate brutalmente e gettate nelle cavità carsiche. Un’unica colpa, essere italiani. Ed è vergognoso e inaccettabile che alla vigilia della Giornata per commemorare quella strage di innocenti ci sia qualcuno impegnato a istigare all’odio e alla violenza. Un atto vandalico schifoso, non ci sono altri termini.

Tranchant il primo commento di Giorgia Meloni. “La foiba di Basovizza è un luogo sacro, un monumento nazionale, da onorare con il silenzio e con la preghiera” le parole del primo ministro: “Oltraggiare Basovizza, per di più con scritte ripugnanti che richiamano a pagine drammatiche della nostra storia, non vuol dire solo calpestare la memoria dei martiri delle foibe ma significa oltraggiare la nazione intera. Ciò che è accaduto è un atto di gravità inaudita, che non può restare impunito“.

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La vandalizzazione non può restare impunita, ha ragione la Meloni. Il perchè è semplice: questo attacco rosso alla Foiba di Basovizza è un’offesa alla memoria e al dolore di un intero popolo, è un modo per riaprire con violenza delle ferite mai completamente rimarginate. Anche perchè non è la prima volta che lapidi, luoghi e monumenti che ricordano il massacro delle foibe vengono oltraggiati. L’obiettivo di questi estremisti è semplice: negare quanto accaduto, fare in modo che non sia mai esistito. Ma episodi di questo tipo non fanno che rinnovare la tragedia accaduta e spingere chi ha vissuto quel dolore a raccontare la verità. I diffusori della menzogna contano meno di zero, non sarà certamente un atto vandalico come questo a spaventare.

La condanna del centrodestra è perentoria e per fortuna anche qualche esponente di sinistra, a partire da Piero Fassino, ha denunciato l’accaduto con fermezza. Purtroppo sarà necessario fare ancora i conti con episodi di questo tipo. Anche perché la censura è sempre dietro l’angolo. Ne sa qualcosa il senatore di FdI Roberto Menia, relatore della legge 92/2004 che ha istituito il Giorno del Ricordo avrebbe dovuto essere presente ad un incontro sulle Foibe all’istituto superiore cine-tv Rossellini di Roma. Avrebbe dovuto, dicevamo, perché di mezzo sono spuntati i collettivi rossi con le loro false verità e le loro teorie estremiste. L’incontro è stato ufficialmente annullato per decisione della preside dell’istituto capitolino. “Storia già vista troppe volte” le parole di Menia: “Le minacce, l’intolleranza e la violenza prevalgono sulla libera espressione delle idee. Poi le istituzioni o chi porta la responsabilità delle decisioni preferisce sopportare e piegarsi. Ma poi non mi vengano a parlare di democrazia questi nuovi partigiani”. Guardia alta, sempre.

Franco Lodige, 8 febbraio 2025

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