Politica

Foibe, manifesto choc: “Viva i partigiani di Tito”

A Bologna, nella giornata del ricordo, è partita l’onda di negazionismo delle violenze titine

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Ecco a voi quelli che si professano i democratici, i sedicenti democratici in eterna lotta contro l’invasore fascista. Tutto è legittimo: ricorrere alla squalifica, alla violenza, alla lotta armata, perfino sputare sulla memoria dei morti di “diverso color politico”, se così possiamo definirli. Sono gli stessi che si recano in piazza e sventolano le bandiere rosse, falce e martello, al grido “Meloni ti strappiamo il cuore” ed altri slogan eversivi.

Questa volta, però, il caso è ancora più grave, e ricorre proprio nel Giorno del Ricordo, quando tra i 3.000 e gli 11.000 italiani furono uccisi dai comunisti jugoslavi di Tito, dopo la Seconda Guerra Mondiale. La motivazione? Perché italiani. A Bologna, quattro ragazzetti del collettivo Osa (Opposizione Studentesca d’Alternativa) – sì, si proclamano ancora comunisti – hanno “ben” deciso di uccidere per la seconda volta le vittime delle stragi titine.

Prima, condividendo un’immagine che fa rabbrividire, raffigurante Tito e la gelante scritta: “Dalla parte giusta della storia, con la resistenza jugoslava, contro il revisionismo fascista”. E poi, organizzando un presidio dallo slogan: “Bologna è antifascista. Nessuno spazio ai fascisti”. Le motivazioni sono a dir poco raccapriccianti. La giornata del Ricordo viene definita come “una contro-narrazione vittimistica” da parte dei fascisti, che cercherebbero di “celare l’alleanza e la connivenza coi nazisti”. E ancora, si parla di “narrazione istituzionale”, “ricostruzione storicamente falsa“, “falsa retorica”. Insomma, definizioni che possono rientrare in un unico ed esclusivo campo: quello del negazionismo.

Per approfondire:

Inutile ricordare i continui rimandi all’ideologia fascista, attribuita a Fratelli d’Italia ed alle altre forze che compongono il governo. Una pratica che, ormai, contraddistingue una certa sinistra, la più estrema e dal cuore rosso infuocato, incapace di mangiare giù il groppone ed appurare un dato inoppugnabile: il comunismo italiano – fortunatamente – è un lontano ricordo del passato, definitivamente morto e sepolto. Nonostante quasi la metà degli italiani sia oggi a trazione centrodestra, i vecchi – ma giovani – komunisti ritengono di vivere sotto dittatura, sotto un totalitarismo nero che ci porterebbe indietro di ottant’anni.

Eppure, c’è chi si raffigura nel XXI secolo con pugno chiuso, stelle rosse, falce e martello. Una presentazione ben lontana da quelli che potrebbero essere i sani principi di democrazia e liberalismo. Ma non finisce qui, ed è il caso ancora di Bologna. In mattinata, infatti, sono spuntate nuove scritte negazioniste riguardanti il Giorno del Ricordo, questa volta nei pressi della chiesa S. Maria Madre della Chiesa: “Con la resistenza jugoslava, contro il revisionismo fascista. Dalla parte giusta della storia”. Slogan che, quindi, ripete quanto condiviso via social dal kollettivo comunista bolognese.

Slogan della (piccolissima) parte d’Italia che ritiene legittime le inaudite violenze titine, quella stessa parte che – purtroppo – accomuna certi esponenti dell’Anpi, quando due anni fa le Foibe vennero relegate con la formula “vicenda storica minore”. Una vergogna per il nostro Paese, una vergogna per la memoria storica.

Matteo Milanesi, 10 febbraio 2023