Ho ricevuto questa bella riflessione sul massacro delle foibe e l’ipocrisia di una certa sinistra nei confronti degli esuli italiani da un professore di Storia e Filosofia che con piacere pubblico.
Al massacro delle foibe seguì l’esodo giuliano dalmata, ovvero l’emigrazione forzata della maggioranza dei cittadini di etnia e di lingua italiana dall’Istria e dalla Dalmazia. Fuggivano per non morire, fuggivano per non essere infoibati, per non essere perseguitati e torturati. Si stima che i giuliani, i fiumani e i dalmati italiani che emigrarono dalle loro terre di origine ammontino a un numero compreso tra le 250.000 e le 350.000 persone.
Fuggivano disperati e speranzosi verso la madre patria che invece, per anni, non li riconobbe, non li soccorse e li tenne in centri profughi quasi come vergogne da nascondere! Ma d’altra parte come si dovevano considerare uomini sconsiderati che scappano via dalla “libertà titina” e dal futuro radioso del socialismo? Ma è ovvio: non potevano essere che rigurgiti del fascismo, dei fascisti e dei mascalzoni in fuga!
Leggiamo cosa disse Palmiro Togliatti (le cui posizioni sulla questione giuliano-dalmata sono certamente assai controverse), su quei poveri profughi italiani: “Non riusciremo mai a considerare aventi diritto ad asilo coloro che si sono riversati nelle nostre grandi città, non sotto la spinta del nemico incalzante, ma impauriti dall’alito di libertà che precedeva o coincideva con l’avanzata degli eserciti liberatori. I gerarchi, i briganti neri, i profittatori che hanno trovato rifugio nelle città e vi sperperano le ricchezze rapinate e forniscono reclute alla delinquenza comune, non meritano davvero la nostra solidarietà né hanno diritto a rubarci pane e spazio che sono già così scarsi.”
(Da Profughi di Piero Montagnani su L’Unità – Organo del Partito Comunista Italiano – Edizione dell’Italia Settentrionale, Anno XXIII, N. 284, Sabato 30 novembre 1946)
Si avete letto bene. Sono quelli che ora fanno la morale sull’accoglienza! Da non credere. Farebbe quasi ridere se non ci fosse da piangere e da commuoversi per quei poveri fratelli nostri, offesi e vilipesi da una ideologia non meno folle del fascismo.
Massimo Fochi, professore Storia e Filosofia